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mercoledì, Luglio 3, 2024
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La casa-albergo? Un lager per anziani

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Qualiano, blitz della polizia a Le Mimose: «liberati» 34 ospiti.
Di notte tenevano le stanze rigorosamente chiuse a chiave. Perché una sola persona non poteva badare a trenta anziani, per lo più incapaci di provvedere autonomamente alle proprie esigenze.
Insomma una sorta di lager, sulla circumvallazione esterna, in territorio di Qualiano. E molti di loro giacevano così nei propri letti semisommersi da urine e feci, mentre una donna presentava estese ferite alle gambe. Numerosi inoltre i casi di denutrizione e disidratazione. Una situazione ai limiti dell’incredibile, scoperta dai poliziotti in servizio alla Procura e certificata da una squadra di medici della Questura.
Per questo dopo il blitz, su disposizione del magistrato due persone sono state trattenute in stato di fermo per «maltrattamento. abbandono d’incapace e sequestro di persona per le porte trovate chiuse a chiave.
Vittime di questa amara storia di mancata assistenza. trentaquattro vecchietti, uomini e donne, il cui unico torto, per buona parte di loro, era quello di avere parenti che, pagando una retta oscillante tra le 8-900 mila lire al mese, mettevano a tacere la propria coscienza dopo averli «depositati» in quella che enfaticamente è stata intitolata «Casa Albergo per anziani Le Mimose», proprietario Giovanni Russo.
La notte scorsa, su ordine del pm Raffaele Falcone, la struttura è stata «visitata» dagli agenti del nucleo di polizia giudiziaria della Procura, coordinati dal vicequestore Vincenzo Caracciolo: un’indagine che rientra in una più vasta inchiesta in materia di assistenza sanitaria privata e gestione delle Case di cura.
Da diverso tempo, del resto, la casa-albergo Le Mimose era tenuta sotto controllo, pare dopo una denuncia dei familiari di uno degli ospiti-degenti, che segnalava lo stato di abbandono in cui versavano i ricoverati. Di qui l’inizio dei controlli: dapprima osservando dall’esterno la struttura, via via raccogliendo sempre maggiori indizi che alla fine convincevano il magistrato ad intervenire.
E così, l’altra sera, intorno alle 23 una decina di agenti con il supporto tecnico dei medici della questura napoletana, si sono presentati all’ingresso della casa-albergo. All’interno il personale di sorveglianza e infermieristico era costituito da una sola persona, una donna, Anna Pagnalongo, che ha la qualifica di inserviente generica. Drammatico lo spettacolo che si è presentato: dei due piani, soltanto il secondo era in funzione per consentire l’esecuzione di non meglio specificati «lavori di ristrutturazione». In più fino a cinque ammalati per stanzette di sei metri quadrati: una promiscuità che non trova precedenti nemmeno nelle vecchie affollate corsie ospedaliere. Per quattro ammalati poi è stato necessario il ricorso alle cure ospedaliere per il totale stato di abbandono nel quale versavano, con in molti casi le gambe che presentavano numerose ferite in avanzato stato infettivo.
In servizio naturalmente nessun paramedico; per non parlare dell’assenza di qualsiasi medico. In teoria, secondo le leggi, nelle «case-albergo» queste presenze non sono obbligatorie, in quanto gli ospiti non sono affetti da particolari patologie. Una normativa valida qualora i responsabili rispettassero i parametri sanitari necessari. Ma questo non rappresenta certo il caso de «Le Mimose»: molti dei ricoverati, infatti, risultano affetti da schizofrenia, da emiparesi, postumi di ictus, cardiopatie e malattie varie. Lo sottolineano anche alcuni dei parenti che, ieri in mattinata, sono andati a riprendere i propri familiari per ospirtarli, in molti casi, nelle proprie abitazioni.
Di certo comunque, al termine della visita della polizia, gli agenti hanno fermato il titolare della casa albergo, Giovanni Russo, che parenti e degenti chiamavano «il dottore» e l’inserviente Anna Pagnalongo. Le due posizioni sono adesso al vaglio dello stesso procuratore e del gip.

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