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mercoledì, Luglio 3, 2024
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TRAGEDIA AL VOMERO

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L’INCIDENTE: La vittima stava attraversando la strada e non si è accorta del mezzo pesante in arrivo Le indagini L’automezzo non viaggiava a velocità sostenuta e aveva rispettato il semaforo rosso.
La conoscevano tutti, in via Belvedere, come la «signorina Olga». Novantadue anni, nubile, completamente autosufficiente, è morta ieri mattina, all’incrocio di via Scarlatti con via Mattia Preti. Un camion l’ha investita. E l’autista, in preda al panico, è fuggito immediatamente dopo l’incidente. Poi, in serata, i carabinieri lo hanno trovato in casa: si tratta di Michele Ruoppolo, un autotrasportatore di Qualiano, titolare, insieme con il fratello Francesco di una ditta di autotrasporti, la «Ruoppolo Michele e Francesco s.n.c.», con sede in Qualiano, via Catullo 7: la stessa società è intestataria del furgone che ha investito e ucciso Olga Sansone.
Un autista pirata? Se si pensa al mancato soccorso prestato alla donna, certamente sì. Ma non correva, è un dato certo. L’hanno accertato i carabinieri del nucleo radiomobile, intervenuti sul luogo dell’incidente. Tutto è accaduto poco dopo le 11, al Vomero, in quella sorta di quadrivio formato da due rami di via Scarlatti, via Cilea e, sulla sinistra scendendo, via Mattia Preti. Insomma pochi metri dopo il Mc Donald’s. Due banche, sui due lati di via Scarlatti, un’infinità di persone che camminano, e che non hanno visto nulla. Perché non c’è stata frenata o stridìo di freni sull’asfalto. Soltanto un impatto tra camion e la donna. Quel tanto per perdere l’equilibrio e cadere battendpo la testa.
Probabilmente la stessa Olga Sansone non si è accorta di nulla, stando alle testimonianze verbalizzate dai carabinieri.
Ma veniamo alla dinamica del mortale investimento. Un furgone Iveco 190 è fermo all’incrocio di via Mattia Preti con via Scarlatti, perché il semaforo è rosso. Nel frattempo, sul marciapiedi opposto, ad una decina di metri più sopra, un’anziana donna sta attraversando la strada, obliquamente, ossia per raggiungere direttamente il marciapiedi dell’ultimo tratto divia Scarlatti, quello in discesa che sfocia poi in via Belvedere, a destra, e via Aniello Falcone a sinistra. Incautamente, in quanto sul suo lato il semaforo è verde e le auto sono in movimento. In quella direzione la «signorina Olga» impegna anche il tratto terminale di via Mattia Preti. Nel frattempo scatta il verde. Olga Sansone non se ne avvede. L’autista del furgone, dal canto suo non s’accorge che dalla sua destra è sopraggiunta la donna. Non pensa infatti che invece di fermarsi sul marciapiedi, quello prospiciente il Monte dei Paschi di Siena, l’anziana signora taglia diritto.
L’urto, per quanto l’autista tenti la frenata, è inevitabile. Forse una persona più giovane, sarebbe riuscita a parare la caduta, ma per la non più verde età, i riflessi di Olga Sansone erano certamente più lenti. L’urto con la testa sull’asfalto le è stato fatale. I carabinieri della radiomobile, al loro arrivo, hanno sentito parlare di velocità sostenuta del mezzo. Un sottufficiale, pertanto, ha estratto dal cruscotto il dischetto del cronotachigrafo, l’apparecchio che registra momento per momento la mancia dei veicoli. Il dispositivo è stato trovato tranquillamente in funzione e per nulla manomesso, e dal tracciato il militare ha potuto costatare che il veicolo, fermo per qualche minuto è ripartito, per poi fermarsi senza aver superato i dieci chilometri orari. Esattamente la partenza per il via libera del semforo. Dal momento dell’incidente sono trascorse quasi due ore per rimuovere il corpo esanime della donna: tanto ci è voluto per far giungere la polizia mortuaria. e il traffico del Vomero è letteralmente impazzito.
Olga Sansone abitava poco distante da dove è stata investita, in via Belvedere, al quinto piano del numero 15. La conoscevano tutti. Con lei viveva una sua amica, conosciuto nel rione come la «signora Nicoletta». Di solito usciva poco, ma quando si muoveva «era una persona molto attenta a dove metteva i piedi – ricorda Espedito Iodice, titolare dell’omonima lavanderia – e non attraversava la strada mai all’improvviso». Quasi ogni giorno le faceva visita il fratello Carlo. I carabinieri non sono riusciti ad avvertirlo, ma è stata rintracciata una nipote, Marina A., che abita in via Cilea, che ha protestato per quella inutile «esposizione» del corpo a terra. Di solito, con gli omicidi, i necrofori comunali sono più rapidi. Ma c’era traffico anche per loro.

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