Alessio Peluso avrebbe puntato una pistola contro l’assistente penitenziario e avrebbe esploso un colpo contro un detenuto a Frosinone. Il ras di Abbasc Miano si sarebbe fatto consegnare le chiavi delle celle del reparto dall’agente penitenziario minacciandolo di morte. Secondo le indagini della Procura di Napoli, la follia in carcere è avvenuta il 19 settembre del 2021.
Le indagini del pm si fondono con quelle della Squadra Mobile di Frosinone, trasmesse per competenza alla Procura Distrettuale della Repubblica di Roma, e con quelle delegate dalla Procura sede al Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria.
Le prove raccolte dagli inquirenti riguardano le intercettazioni e le dichiarazioni di collaboratori di giustizia. Inoltre sono stati inclusi anche i provvedimenti giudiziari ed in particolare sentenze che attestano l’esistenza e l’operatività, nell’attualità e all’epoca dei fatti, del clan Lo Russo attraverso le due articolazioni di Ngopp e Abbasc Miano.
Agguato nel carcere di Frosinone, le testimonianze contro Alessio Peluso
Importanti sono state le testimonianze rilasciate dall’agente penitenziario e dal detenuto minacciati dal ras di Abbasc Miano: “Come effettuata l’apertura della stanza il Peluso, mi puntava una pistola di colore nero intimandomi di dargli le chiavi della sezione. Nelle sue esternazioni diceva che se non gli consegnavo le chiavi, oltre ai detenuti ammazzava anche me, nella circostanza, consegnavo le chiavi“.
Invece il detenuto ha raccontato il giorno stesso ai magistrati: “Peluso ha approfittato di ciò puntandomi la pistola e esplodendo un colpo in mia direzione, io mi sono buttato a terra“. Così dall’ultima indagine emerge un nuovo dettaglio sull’agguato condotto nel carcere del Basso Lazio, contestualizzato nello scontro tra detenuti.


