Dopo l’arresto di Antonio Orlando, le indagini non si fermano qui. I militari adesso passeranno al setaccio tutte le carte per risalire alla rete di connivenza che ha coperto in questi lunghi 15 anni la latitanza di Antonio Orlando. Nell’appartamento, infatti, sono state trovate vivande, bottiglie di vino costose ed oggetti preziosi. Dunque c’era una o più persone che lo hanno assistito in questi anni. Una rete di connivenza ben stretta su cui i carabinieri hanno stretto il cerchio.
Le scoperte nel covo
Oltre ai documenti e pizzini bruciati, i carabinieri hanno trovato anche diverse lettere e diverse migliaia di euro. C’era anche una botola che però il latitante non è riuscita ad azionare perchè stanotte era solo. Secondo gli investigatori Orlando era pronto a cambiare rifugio. La sua latitanza si muoveva tra l’Italia ed estero. Mazzulill viene ritenuto dagli inquirenti il capoclan. In una delle ultime ordinanze contro il clan di Marano, i magistrati scrivevano: “Continua indisturbato a comandare, a partecipare a summit di camorra, a dettare regole ed ad individuare vittime da estorcere. La sua forza criminale è tale che convoca al suo cospetto imprenditori e riorganizza il settore degli stupefacenti. Il suo spessore criminale è evidente e non emergono elementi da cui desumere che lo stesso abbia reciso i rapporti con la criminalità organizzata e, pertanto, l‟unica misura idonea, adeguata e proporzionata è quella della custodia in carcere”.
SPECIALE ARRESTO BOSS LATITANTE ANTONIO ORLANDO
L’ARRESTO DEL BOSS
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IL VIDEO DELL’ARRESTO DEL BOSS ED IL COVO
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IL BLITZ STANOTTE ALLE 3: 80 MILITARI IMPIEGATI
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IL TENTATIVO DI BRUCIARE PIZZINI E DOCUMENTI
LE DICHIARAZIONI DEL COMANDANTE PROVINCIALE DEI CARABINIERI
LE DICHIARAZIONI DEL MINISTRO DELL’INTERNO
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