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Le parole del baby boss Valda: “Non vado fiero di quello che ho fatto”

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Voglio dare un messaggio a tutti i miei coetanei: non vado fiero di quello che ho fatto e non avevo il coraggio di chiedere scusa ai genitori, questo era il mio messaggio e chiedo ancora scusa“. Ha preso la parola per rilasciare dichiarazioni spontanee oggi, nell’aula 318 del Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli, Francesco Pio Valda.

Il giovane è stato condannato in primo grado all’ergastolo per avere ucciso con uno dei colpi di pistola esplosi durante una rissa sul lungomare di Napoli l’innocente pizzaiolo 18enne Francesco Pio Maimone.

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Il processo per l’omicidio Maimone e le parole di Valda

Qualche settimana fa, il baby boss ha fatto recapitare una memoria scritta di suo pugno alla Corte di Assise di Appello di Napoli dove sta celebrando il processo di secondo grado che lo vede imputato insieme con un gruppo di amici e familiari, per quel tragico omicidio, frutto di una reazione scaturita solo per pestone che gli sporcò le scarpe griffate che aveva al piede. I suoi pensieri, alcune paginette scritte di suo pugno, con la quale chiedeva scusa per la tragedia causata alla famiglia Maimone, sono state lette durante la scorsa udienza.

La reazione del padre di Maimone

Dopo 32 mesi sono ancora arrabbiato – ha detto Antonio Maimone, parlando con i giornalisti dopo la conclusione dell’udienza – perché Valda non ha dato a mio figlio la possibilità di poter vivere la sua vita e di realizzare il sogno di aprire una pizzeria tutta sua. Oggi ci chiede scusa, quando è in corso il processo di appello. Finora ci ha minacciati, ha pubblicato sui social messaggi negativi come ‘sei forte come un leone’. Poi, quando arriva la fine del processo e capisce a cosa sta andando incontro, si pente per quello che ha fatto. Mi chiede scusa? Non deve chiedere scusa a me ma alla città di Napoli. Io chiedo una pena esemplare che serva a far capire ai giovani cos’è sbagliato e che esiste una magistratura. Per me le sue non sono scuse sincere: quel giorno si è presentato con una pistola sul lungomare di Mergellina, a 19 anni già capoclan comandava a Barra con la sua banda“.

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