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giovedì, Marzo 28, 2024
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Il dramma di Gianluca Vialli: «Cercavo di nascondere la malattia sotto al maglione»

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La malattia Gianluca Vialli scuote il mondo del calcio. L’ex attaccante di Sampdoria Juventus ed ex allenatore del Chelsea pubblicherà martedì il suo libro “Goals: 98 storie + 1 per affrontare le sfide più difficili” e ora, in una lunga intervista con Aldo Cazzullo del Corriere della Sera, racconta della sua lotta contro il cancro: “Ne avrei fatto volentieri a meno. Ma non è stato possibile. E allora l’ho considerata semplicemente una fase della mia vita che andava vissuta con coraggio e dalla quale imparare qualcosa”. Giravo con un maglione sotto la camicia, perché gli altri non si accorgessero di nulla, per essere ancora il Vialli che conoscevano. Poi ho deciso di raccontare la mia storia e metterla nel libro”.

Vialli, il libro e il cancro

Ho iniziato a scrivere il libro per aiutare le persone a trovare la strada giusta – ha spiegato Vialli – Così ho raccolto alcune frasi motivazionali, alcuni mantra, intervallandoli con storie di grandi sportivi, che aiutano a capire. Perché le citazioni non funzionano, se non sei tu che funzioni”. L’ex centravanti azzurro torna sulla propria esperienza: “Sapevo che era duro e difficile doverlo dire agli altri, alla mia famiglia. Non vorresti mai far soffrire le persone che ti vogliono bene: i miei genitori, i miei fratelli e mia sorella, mia moglie Cathryn, le nostre bambine Olivia e Sofia. E ti prende come un senso di vergogna, come se quel che ti è successo fosse colpa tua.

Le cure dal tumore

Vialli come Nadia Toffa. Libro che arriva dopo lunghi e difficili mesi di cure. “Ora sto bene, anzi molto bene. È passato un anno e sono tornato ad avere un fisico bestiale.  Ma non ho ancora la certezza di come finirà la partita. Spero che la mia storia possa servire a ispirare le persone che si trovano all’incrocio determinante della vita. E spero che il mio sia un libro da tenere sul comodino, di cui leggere una o due storie prima di addormentarsi o al mattino appena svegli. Un’altra frase chiave, di quelle che durante la cura mi appuntavo sui post-it gialli appesi al muro, è questa. “Noi siamo il prodotto dei nostri pensieri”. L’importante non è vincere; è pensare in modo vincente. La vita è fatta per il 10 per cento di quel che ci succede, e per il 90 per cento di come lo affrontiamo. Spero che la mia storia possa aiutare altri ad affrontare nel modo giusto quel che accade. Vorrei che qualcuno mi guardasse e mi dicesse: ‘È anche per merito tuo se non ho mollato’”.

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