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giovedì, Aprile 25, 2024
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«Chiesero 60mila euro a Sant’Antimo senza di noi», i motivi del triplice omicidio dei ribelli dei Lo Russo

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«“Dobermann” era un nostro affiliato e stava tra Marianella e Chiaiano. Ne ho decretato la morte e con lui, quella del figlio e del suo autista in quanto venni a sapere che stava facendo un recupero di 50-60mila euro con persone di Sant’Antimo senza fare capo a me. Lo mandai a chiamare per metterlo in condizioni di parlarmene,ma non mi disse niente. Così andai da Cesare Pagano e gli chiesi di risolvermi questo problema».

Ecco il movente del triplice omicidio con lupara bianca dalle parole del mandante, Antonio Lo Russo della famiglia dei “Capitoni”. Ai pm antimafia lo ha raccontato il 9 dicembre 2016 e le sue dichiarazioni hanno dato la spinta finale all’inchiesta con l’emissione di 7 misure cautelari eseguite l’altro. Sono indagati a piede libero anche 4 collaboratori di giusti-zia coinvolti nella vicenda secondo l’accusa: lo stesso Antonio Lo Russo ovviamente, Antonio Caiazza, Carmine Cerrato “taekedò” e Biagio Esposito.

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Alla trappola mortale di Mugnano parteciparono, secondo i pentiti, pure Mirko Romano (presunto esecutore materiale) e Antonino D’Andò che organizzò e attuòil tranello facendo credere alle vittime di un appuntamento con gente dei Ferrara di Villaricca. Entrambi successivamente ammazzati, il secondo vittima di lupara bianca.

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