Oltre due secoli di carcere. Anni e anni di galera che potrebbero seppellire il clan Cimmino, il gruppo di camorra che fino allo scorso anno dettava legge nell’area collinare con i propri tentacoli allargatisi fino alla gestione degli affari all’interno degli ospedali di Napoli. Tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita un anno fa l’ex boss Luigi Cimmino e il figlio Diego, poi entrambi divenuti collaboratori di giustizia. Per l’ex capo del gruppo la richiesta avanzata dal pubblico ministero Celeste Carrano nell’aula bunker del tribunale di Napoli è stata di 9 anni mentre per il ‘rampollo’ chiesti 14 anni. Un vera mazzata se consideriamo la scelta recente di Cimmino junior di collaborare con la giustizia. Tra i quaranta arrestati, anche l’imprenditore Giovanni Caruson conosciuto con l’appellativo di ‘o chiatton (per lui chiesti 18 anni) e l’ultimo reggente del clan Andrea Basile. Per Basile chiesti 20 anni. Dieci invece gli anni chiesti per il capo del ‘braccio militare’ del clan, Andrea Teano. Secondo gli elementii descritti dagli inquirenti al clan andava una quota di tangenti, in cambio del controllo della gara di appalti per le macchinette erogatrici, grazie alla complicità di pubblici ufficiali. Sotto i riflettori anche presunte presunte pressioni estorsive nei confronti dei titolari dell’appalto per la creazione del parco urbano artistico dell’ospedale Cardarelli. Diversi i settori ai quali la camorra dell’area collinare, secondo l’ipotesi accusatoria, imponeva la sua pressione sono i più disparati: dal trasporto degli ammalati alle onoranze funebri, dalle imprese di costruzione e di pulizie fino a quelle che si occupano della refezione e dell’installazione dei distributori di merendine e bibite. Il “pizzo” sarebbe stato versato anche dai parcheggiatori abusivi.
Le richieste di condanna per i Cimmino
Arena Salvatore anni 15
Basile Andrea anni 20
Brandi Ciro anni 4
Caruson Giovanni anni 18
Cifrone Gaetano anni 6 mesi 6
Cimmino Franco Diego anni 14
Cimmino Luigi anni 9
Cirella Giovanni anni 7 mesi 6
D’Andrea Sergio anni 12
De Cicco Massimiliano
De Luca Antonio anni 6 mesi 6
Esposito Alessandro
Esposito Anna anni 14
Esposito Renato assoluzione
Ferraiolo Luigi anni 6 mesi 6
Fiore Eduardo anni 11 mesi 10
Fioretto Cosimo
Frizziero Salvatore anni 4 mesi 6
Gargiulo Domenico anni 15
Grimaldi benito
Luongo francesco anni 6 mesi 6
Martino Gaetano
Napoli Giovanni anni 9
Pellecchia Salvatore anni 16
Pesce Antonio
Pone Vincenzo anni 12
Rigione fabio anni 7 mesi 6
Russo Mariangela
Sacco Raffaele ‘77
Sacco Raffaele ‘68
Simeoli Mario anni 14
Somma Rosario anni 12
Teano Andrea anni 10
Visone Luigi anni anni 6 mesi 6
Rinvio per completare la requisitoria al 6 ottobre. Nel collegio difensivo gli avvocati Bruno Von Arx, Lelio Della Pietra, Andrea Imperato, Antonietta Genovino, Domenico Dello Iacono, Giuseppe Milazzo, Immacolata Romano, Giacomo Pace e Giuseppe De Gregorio.
L’articolo precedente. Racket sugli ospedali, i primi verbali dell’ex boss Cimmino
Una compravendita senza soluzione di continuità. Con i clan che continuavano ad attingere a piene mani dagli ospedali di Napoli. Questa la ‘fotografia’ impietosa tracciata dall’ex boss del Vomero Luigi Cimmino in uno dei suoi ultimi verbali. Dopo aver passato in rassegna i ruoli e le mansioni dei suoi ormai ex colonnelli Cimmino ha spiegato ai magistrati della Dda cosa accadeva quando una ditta di aggiudicava un appalto all’interno delle strutture del capoluogo partenopeo. Le ultime dichiarazioni risalgono all’altro ieri, 16 maggio: una decina di pagine dedicate ai principali affari del gruppo criminale del Vomero e ai loro rapporti con gli altri clan.
I nuovi verbali di Luigi Cimmino, ex boss del Vomero
Sulla compravendita di posti di lavoro all’interno degli ospedali Cimmino ha spiegato che le ditte, oltre a versare una tangente, dovevano anche farsi carico di impiegare persone vicine al gruppo. Clan che poi poteva mettere in vendita il posto di lavoro in questione anche per 10-15mila euro:«Mi chiedete di precisare quali sono le modalità attraverso le quali si compravendono i posti di lavoro e in proposito vi dico che, normalmente, quando una ditta si aggiudica un appalto o subentra al posto di un’altra, dal momento che tutte, ma dico tutte, le ditte che lavorano presso gli ospedali pagano l’estorsione, nel momento in cui viene effettuata la richiesta estorsiva da parte del nostro clan oltre a pretendere il pagamento di somme di denaro, in genere ripartite in tre tranches, tre volte all’anno, vengono pretesi anche un certo numero di posti di lavoro, parte dei quali può essere riservata ai nostri parenti o amici, gli altri vengono invece venduti. Quando io stavo fuori, un posto di lavoro costava tra i 10mila e i 15mila euro. Tornando a Sergio D’Andrea, poiché lui è sempre a conoscenza dei posti di lavoro disponibili presso le ditte appaltatrici di lavori, fa da intermediario tra il clan, cd in particolare Andrea Basile deputato a tale incarico, rientrante sempre nelle attività ospedaliere, e l’interessato all’acquisto. In sostanza, è il clan che vende il posto di lavoro, nel senso che, una volta chiusa l’estorsione e avuti a disposizione i posti di lavoro, Basile lo comunica agli altri del clan e si decide quanti posti vendere. Il provento di tale illecita vendita dei posti di lavoro confluisce nelle casse del clan, mentre l’intermediario, come nel caso di D’Andrea o di chiunque altro del clan che procacci l’acquirente, riceve una percentuale sulla vendita del posto, pari a circa il 5%, anche se tale somma, a titolo di “regalo” non è sempre la stessa ma dipende dalle modalità della vendita».