La Direzione Investigativa Antimafia ha eseguito la confisca definitiva dei beni riconducibili all’imprenditore casertano Angelo Pontillo, attivo nel settore della produzione e commercializzazione del calcestruzzo. Il provvedimento arriva dopo la pronuncia della Suprema Corte di Cassazione che ha confermato l’impianto accusatorio costruito negli anni dalle indagini antimafia.
Secondo quanto accertato dalla DIA, l’imprenditore Pontillo avrebbe intrattenuto rapporti con il clan Belforte di Marcianise, elemento ritenuto decisivo nel definire la sua “pericolosità qualificata”. Le investigazioni non si sono limitate alla dimensione giudiziaria, ma hanno consentito di ricostruire l’effettiva consistenza del patrimonio riconducibile all’uomo d’affari, formalmente e informalmente.
Il meccanismo del pizzo attraverso l’azienda del calcestruzzo
Già nel 2014 la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli aveva delineato un sistema di riscossione delle estorsioni condotto attraverso l’azienda di calcestruzzo di cui l’imprenditore era socio. A confermare le ipotesi investigative, anche dichiarazioni provenienti da collaboratori di giustizia.
Secondo gli inquirenti, le estorsioni sarebbero state alimentate principalmente tramite due modalità: la sovrafatturazione delle forniture, così da produrre somme occulte destinate ai pagamenti illeciti; la gestione di incontri diretti tra gli imprenditori sottoposti a richiesta estorsiva e i rappresentanti del clan. Un sistema così radicato da portare, talvolta, gli stessi imprenditori a rivolgersi volontariamente al soggetto colluso per conoscere i riferimenti del clan e “mettersi a posto”.
Beni confiscati per 6 milioni tra aziende e immobili
Con il provvedimento eseguito oggi viene confermata la confisca già disposta nel 2017 dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Il sequestro riguardava due quote societarie nel settore immobiliare e del calcestruzzo, 34 fabbricati, 2 terreni, rapporti finanziari e altri beni per un valore complessivo di circa 6 milioni di euro.
L’azione della DIA, spiegano fonti investigative, si inserisce nella strategia di contrasto patrimoniale alla criminalità organizzata, con l’obiettivo di sottrarre risorse economiche ai gruppi mafiosi e tutelare il mercato legale e le imprese sane del territorio.


