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giovedì, Marzo 28, 2024
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«Così è scoppiata la guerra», l’origine della guerra tra i De Luca Bossa e gli ‘XX’

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La guerra a Ponticelli è stata raccontata in presa diretta ai magistrati dai collaboratori di giustizia che hanno svelato i motivi della rottura tra i De Luca Bossa (alleati con i Casella) e i De Martino ‘XX’ (quest’ultimi ‘costola’ dei De Micco). Uno dei verbali più significativi per comprendere i motivi che hanno portato alla guerra tra i due gruppi, colpiti dalle ultime operazioni delle forze dell’ordine (leggi qui l’articolo), è quello datato 25 gennaio 2021 rilasciato da Rosario Rolletta:«Negli anni 2015 e 2016 ho fatto parte del clan De Micco, capeggiato da Gino Bodo, alle cui dipendenze vi erano Flavio Salzano e Davide Principe, operativo sul quartiere Ponticelli di Napoli, nonché sui territori di Cercola; Massa di Somma, San Sebastiano al Vesuvio. Sono stato sempre uomo di Antonio De Martino, alias XX, sin dall’anno 2014, una volta scarcerato nell’anno 2015, il gruppo è entrato a far parte del clan Bodo. Quando sono uscito dal carcere, a settembre 2020, ho trovato la seguente situazione: a Ponticelli vi erano le famiglie camorristiche dei Minichini, De Luca Bossa, Casella e De Martino. Tali organizzazioni camorristiche facevano parte di un unico cartello criminale. Le redini del cartello erano nelle mani di Giuseppe De Luca Bossa, alias Peppino ‘o sicc, Umberto De Luca Bossa, Domenico Amitrano, alla Mimi ‘a Puttana, Peppe ‘o Blob, ossia Giuseppe Righetto. Vi erano, poi, i ragazzi di Minichini Michele e Alfredo (entrambi in carcere), tra cui ‘o bill, Luchetto, Aulisio Nicola del clan Casella. A capo del clan De Martino vi erano Salvatore De Martino, a piede libero e Antonio De Martino che, dal carcere ha continuato a dare ordini e direttive, gestendo il clan».

Il summit di Ponticelli

Rolletta ha raccontato ai magistrati che lo scorso settembre si verificò un problema: i De Luca Bossa, secondo il collaboratore di giustizia, non passavano più ai De Martino i soldi necessari per mantenere i detenuti in carcere:«Ci fu così un incontro a cui hanno partecipato, sulle “case”, a Bartolo Longo, Salvatore De Martino, Giulio Fiorentino, Ciro Uccella; io non vi partecipai, ma mi fu raccontato dai partecipanti nel corso di un incontro presso un locale nella disponibilità di Salvatore De Martino. Si tratta di un appartamento in ristrutturazione disabitato che si trova al piano sottostante l’abitazione di De Martino. Gli uomini del clan De Martino che ho citato sopra si sono incontrati con Peppino ‘o sicco, Umberto De Luca Bossa, Mimi la Puttana, Peppe o Blob. L’Incontro non ha avuto gli effetti sperati. I De Luca Bossa-Casella hanno cercato di prendere tempo. Ciò ha comportato la rottura dei rapporti della mia organizzazione ed il cartello camorristico prima descritto. Abbiamo quindi cominciato a prendere soldi sulle piazze ed a fare estorsioni a Ponticelli senza autorizzazione dei De Luca Bossa. In questo contesto, si sono verificati diversi agguati tra le contrapposte organizzazioni».

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Gli altri verbali relativi alla guerra

Le ultime fase della guerra sono invece raccontate nel verbale dello scorso 10 marzo: «Ciro Uccella appartenente al clan De Martino per il quale si occupa di estorsioni. Riconosco Vincenzo Di Costanzo detto ‘o gabibbo il quale è un tuttofare del clan e nello specifico custodisce le armi, vende la droga ed esce per fare gli agguati. Salvatore Cardillo si occupa prevalentemente di estorsioni e di recupero delle armi. Pietro Frutto si occupa di estorsioni e di armi».

Il pentito Rolletta contro i De Martino ‘XX’

Rolletta poi si sofferma sulle minacce e sulle ritorsioni messe in atto ai pusher della zona: «Nel periodo di settembre/ottobre 2020, quando il gruppo De Martino si era già scisso dal cartello per le ragioni che ho già indicato, ci contrapponevamo ai De Luca Bossa-Casella anche nelle estorsioni alle piazze. Nel Rione De Gasperi vi sono due piazze di spaccio di crack gestite rispettivamente da “o’Nippolo”. di cui non conosco il nome e da (….) dalle quali prendevamo la settimana. A prendere le quote dalle piazze erano principalmente Pietro Frutto ed Alessio, nonché il Gabibbo. Ricordo che mandammo a chiamare o’Nippolo appena avvenne la spaccatura e lui non si presentò, motivo per cui Pietro Frutto ed Alessio sottrassero al figlio un’autovettura di colore bianco che venne restituita solo quando il Nippolo e (…) vennero a portarci 3.500 euro, accordandosi per il pagamento di una quota al nostro gruppo. Per un breve periodo queste due piazze di spaccio hanno pagato sia noi che i Minichini-De Luca Bossa-Casella».

Le minacce degli XX alle famiglie dei pusher:«Vi piazziamo una bomba sotto casa»

A sostegno di queste dichiarazioni ci sono poi anche delle intercettazioni che vedono come protagonisti due dei fermati di ieri, Pietro Frutto e Ciro Uccella. Quest’ultimo si rivolge ad una donna e con tono minaccioso le dice:«Dovete fare un’imbasciata al figlio del nippolo che lui qui non deve vendere più nè lui nè la madre, mi devono portare 5mila euro ma non devono fare niente più». Nella conversazione poi interviene Frutto che minaccia la donna di consegnare il denaro, in caso contrario potrebbe posizionare un ordigno presso la loro abitazione asserendo che, nel quartiere, si starebbe sottovalutando la forza degli XX:«Vi stiamo facendo un piacere pure a voi….Sì….”ò Tarali” ha una chance in più perché si è sempre comportato bene, Francesco! Altrimenti stasera vengo, gli metto una bomba fuori la porta e lo faccio saltare in aria! Così….a zia…Voi gli dite queste parole….Sì è messo a vendere l’erba».

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