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venerdì, Marzo 29, 2024
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Morto Cosimo Di Lauro, mistero sulle sue condizioni in carcere: “Viveva isolato, non parlava con nessuno”

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E’ morto questa mattina presso il carcere di Opera (Milano) alle 7,10 Cosimo Di Lauro, primogenito del capoclan di Secondigliano Paolo. ‘F1’ era rinchiuso in regime di 41 bis nel carcere milanese dal 2005 quando fu arrestato nel corso di un maxi blitz dei carabinieri al Terzo Mondo (Rione dei fiori) del suo quartiere. La comunicazione è giunta dall’amministrazione penitenziaria al suo legale, Saverio Senese. Di Lauro, che stava scontando diversi ergastoli, era indicato come il regista della faida che nel 2004 portò nell’area nord oltre cento morti.

Secondo quando si è appreso è stata disposta l’autopsia. Oramai da tempo le sue condizioni psicologiche erano precarie. Era infatti detenuto nel reparto centro clinico all’interno del carcere di Opera a causa della diverse patologie di cui soffriva- Anche per questo era sempre sotto osservazione. Si dice che non parlasse e socializzasse con nessuno, si era rintanato nel silenzio più totale tant’è che era stata chiesta anche una perizia psichiatrica.

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Alle 7.10 la comunicazione all’avvocato difensore Saverio Senese: “Il suo assistito è deceduto”. Aveva 49 anni ed era recluso per 416 bis e omicidio. La difesa aveva chiesto più volte una perizia su Di Lauro per turbe psichiche sospette. Sono ignote ancora le cause del decesso.

Lo stato di salute mentale di Di Lauro era compromesso da tempo.  Rifiutava di partecipare agli incontri e rifiutava le notifiche. Il decesso è stato comunicato attraverso una Pec stamattina nella quale veniva specificato che la morte era sopraggiunta alle 7.10.

La figura di Cosimo Di Lauro

Cosimo, in carcere dal lontano 2005, era figlio di Paolo Di Lauro, capo clan dell’omonima organizzazione camorristica di Secondigliano, e fratello di Marco, anche lui detenuto in regime di carcere duro, in Sardegna. Cosimo, 49 anni, era ritenuto dagli inquirenti della DDA di Napoli colui che diede vita alla prima faida di Scampia che provocò un centinaio di morti.

L’ULTIMA ERGASTOLO

Lo scorso 29 marzo la seconda sezione della Corte di Assise Di Napoli (presidente Concetta Cristiano) ha condannato all’ergastolo (con isolamento diurno per 18 mesi) Cosimo Di Lauro per gli omicidi di Raffaele Duro e Salvatore Panico, e di Federico Bizzarro, avvenuti prima della sanguinosa faida del 2004 e, quindi, prima della cosiddetta «scissione».

Di questi omicidi è stato ritenuto il mandante dai sostituti procuratori della Dda Maurizio De Marco e Immacolata Sica. Tra i sicari che fecero parte dei due raid (tutti ritenuti appartenenti al gruppo di fuoco dei Di Lauro), figurarono anche coloro che di lì a poco provocarono la «scissione» dal clan.

GLI OMICIDI DURO E PANICO

Duro e Panico, che avevano 51 e 44 anni quando vennero ammazzati, furono uccisi il 22 gennaio del 2004 a Mugnano, in provincia di Napoli, da una pioggia di colpi d’arma da fuoco (una ventina ne andarono a segno) esplosi da un commando di killer mentre le due vittime erano ferme in auto. Federico Bizzarro, invece, capozona di Melito venne ucciso il 27 aprile 2004 in un hotel di Qualiano mentre era in compagnia dell’amante. I killer entrarono in azione vestiti da poliziotti. Delitti efferati che confermano la strategia sanguinaria seguita da Di Lauro jr nella gestione del clan fondato dal padre. Cosimo Di Lauro, detenuto al 41bis, ormai da tempo ha quasi del tutto azzerato i rapporti con l’esterno.

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