Operazione“Piazza Grande”, condannato a 20 il boss Ernesto Ferone attualmente in libertà vigilata. 27 anni per quello che è stato ritenuto l’organizzatore del sistema di vendita della droga, Gennaro Brillante. L’operazione era scattata nel 2015, ma le indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia erano partite nel lontano 2011. Ieri, le prime condanne emesse dal giudice Concetta Cristiano della 5 sezione penale del Tribunale di Napoli. Le pene inflitte sono pesantissime anche se non sono mancati gli assolti tra cui l’imputato Giuseppe Mazza, difeso dall’avvocato del foro di Napoli Silvio Mancini. Il blitz era scattato contro i “re della marijuana” nelle case popolari di via G.B. Vico, quartiere alla periferia di Casavatore.
Incassi da 150 mila euro a settimana, pusher e vedette a 200 euro al giorno. Nella mega operazione vennero tratti in arresto cognato e nipote del boss Ferone all’epoca detenuto. I carabinieri della Compagnia di Casoria coordinati dall’ex capitano oggi maggiore Pierangelo Iannicca, e i militari della locale stazione guidati dal comandante Rosario Tradocchi, eseguirono 10 ordinanze di custodia cautelare per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, delle 65 avanzate.
Al centro delle indagini, condotte dai Carabinieri, vi erano le attività illecite del clan riferimento – secondo gli inquirenti – del boss detenuto in quel momento, Ernesto Ferone. Le indagini furono condotte con particolare riferimento anche ai grandi traffici di droga destinata ad alimentare le piazze di spaccio dell’area napoletana.
Il sistema architettato dal clan per gestire la vendita di stupefacenti all’interno del Rione popolare, prevedeva l’alternarsi di vere e proprie “squadrette” di spacciatori,in grado di assicurare la vendita anche per 24 ore consecutive. Nulla sarebbe stato lasciato al caso: ogni “squadretta” avrebbe fatto capo ad un referente ed è questi che avrebbe poi provveduto a consegnare gli illeciti proventi giornalieri agli uomini di fiducia dei referenti.