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sabato, Aprile 20, 2024
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Governo Draghi vicino alla crisi, M5S pronto allo strappo: elezioni vicine

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La crisi di Governo è al suo apice: Giuseppe Conte conferma il ritiro sull’Aventino e Mario Draghi è pronto per salire al Colle per dare le dimissioni lasciando la scelta a Sergio Mattarella. Al centro della disputa di oggi c’è il voto per il “dl aiuti”, voto al quale Giuseppe Conte conferma di non voler partecipare.

La “ritirata” del M5s sul ‘dl aiuti’

Il dl aiuti ha lo scopo di sostenere la crisi economica aiutando chi ne necessita maggiormente. Il decreto prevede che vengano stanziati 17 miliardi di euro per aiutare lavoratori, pensionati e disoccupati con redditi fino a 35mila euro. Il dl verte a sostenere la popolazione tamponando gli effetti della crisi economica. Il testo è al momento in Senato, l’Esecutivo ha infatti posto la questione di fiducia anche questa volta. La crisi di Governo potrebbe arrivare al suo apice proprio dalla scelta che si terrà oggi.

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Il leader del Movimento pentagonale conferma infatti la “sfiducia”. Giuseppe Conte e i suoi “compagni di partito” non daranno la fiducia al “progetto” e, quindi in parte, a Mario Draghi. Brutto segno per l’Esecutivo visto che l’ex capo della BCE aveva già annunciato che senza il voto dei pentagonali non si “poteva andare avanti”, dall’altra parte l’ex Premier fa appello alla “coerenza” e continua a sostenere la “ritirata” pentagonale.

Le possibili scelte di Mario Draghi 

Mario Draghi si dice pronto, con queste circostanze, a lasciare il Governo lasciando nelle mani di Sergio Mattarella le decisioni finali. Con lo spettro delle elezioni di settembre o ottobre e la possibilità di un Governo tecnico che scriva la legge di bilancio prima di arrivare ai voti. Mattarella però pare esser convinto a voler, nel caso, “spedire” tutti alle Camere per un nuovo voto di fiducia, anche questa volta però gli equilibri della maggioranza sono in bilico. Salvini con il suo partito dichiara di non voler restare senza i M5s, mentre Berlusconi proseguirebbe tranquillamente anche in loro assenza.

Mario Draghi pare mettercela tutta per convincere il portavoce pentagonale a dare fiducia. In una telefonata avvenuta ieri tra i due l’ex leader BCE ha infatti dato il suo punto di vista all’ex Premier. Restare in maggioranza permetterebbe ai pentagonali di raggiungere più facilmente i loro obbiettivi, questo il consiglio di Draghi a Conte. Il consiglio di Mario Draghi all’ex Premier però varrebbe anche per la sua di scelta. Salire al Colle e “salutare tutti” significherebbe abbandonare tutti i suoi progetti. Il Pnrr, la politica energetica e la riforma delle tasse andrebbero tutti nelle mani di altri colleghi.

Progetti e contrattazioni di uno degli italiani più rispettati in Europa verrebbero lasciati nelle mani del successore. La crisi di Governo vuole essere evitata a tutti i costi dal Presidente Sergio Mattarella che in caso delle dimissioni di mister Draghi manderebbe tutti alle Camere per verificare la fiducia. Dal canto suo però Mario Draghi pare vivere dei malcontenti generali. Il Premier pare rifiutarsi di gestire un Governo che di Governo ha ben poco, e pare avere la consapevolezza di non esser così voluto da alcuni colleghi. “Se i partiti potessero…” così Draghi ha esordito giorni fa senza però finire la frase.

Infatti pare che per questi motivi mister Draghi chiederà a Mattarella, nel caso, di non chiedere la verifica di fiducia alle Camere. Il “timer” punta al 19 luglio, primo giorno disponibile in Parlamento per il voto. Pare quindi che il Governo Draghi sia agli sgoccioli, il clima creatosi non è un clima in cui Draghi crede di poter governare ne tantomeno i suoi colleghi sembrano avere intenzione di scendere a compromessi per facilitare la gestione in un momento così delicato per la ripresa italiana.

La moral suasion di Sergio Mattarella 

Il da farsi dopo l’eventuale “ritirata” di Mario Draghi potrebbe comunque rimanere tra le sue mani. Così come fatto con Conte Mattarella potrebbe infatti decidere di lasciare la possibilità di cercare voti. Draghi potrebbe però rifiutare di portare avanti un “malnutrito” progetto in un ambiente in cui, a punto, pare non sentirsi “accettato”. Tra gli esperti c’è chi quindi vede due possibili strade. La prima: mandare il paese al voto subito, a metà settembre. La seconda: un Governo sotto la guida di Franco, con il compito di fare la legge di Bilancio, per poi procedere con le votazioni a febbraio. Resta però il jolly per convincere Mario Draghi a restare ed evitare la crisi: Sergio Mattarella. La moral suasion del Presidente è l’unica che può (forse) frenare la tempesta della crisi. Non ci resta che aspettare la scelta di Mario Draghi consecutiva ai possibili cambiamenti sul “non-voto” dei M5s.

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