Comandava dal carcere nonostante fosse recluso dal 2010 e condannato all’ergastolo. Il boss di Miano Oscar Pecorelli non aveva perso il suo potere. Le indagini rivelano che Pecorelli, pur in carcere, impartiva ordini agli affiliati per riscuotere i proventi di estorsioni, utilizzati per il potenziamento del clan.
Il 45enne Oscar Pecorelli era un punto di riferimento del clan Lo Russo malgrado fosse da anni in carcere. Grazie a un cellulare ‘segreto’ impartiva direttive e ordini dal carcere di Milano Opera, come testimoniano le conversazioni intercettate dalla Squadra Mobile e dalla Guardia di Finanza, fino al aprile 2023, e dai carabinieri del nucleo investigativo dei carabinieri nell’anno in corso. Ai summit, organizzati a casa dalla moglie attraverso WhatsApp e Skype (successivamente anche con Teams, Google Duo, Webex e altre applicazioni) avrebbero preso parte le varie anime dei clan.
A capo di tre società e una ditta individuale (pellame, bar, lavanderia, autotrasporti) e di un circolo ricreativo.
Pecorelli riciclava denaro illecito in queste attività e in beni immobili intestati a prestanome. Gli investimenti includevano anche orologi di lusso, acquistati anche all’estero (es. Dubai) con criptovalute.
L’usura era un’altra fonte di guadagno per il clan: venivano concessi prestiti a tassi usurari a imprenditori in difficoltà, con la restituzione imposta con metodi mafiosi.
Sono 42 gli orologi di lusso, in prevalenza Rolex, che Oscar Pecorelli, classe 1979, e la moglie Mariangela Carrozza, 43 anni, avrebbero utilizzato con l’intento di riciclare i proventi delle loro attività illecite.
Tra questi orologi, che venivano poi messi in vendita anche on-line attarverso siti specializzati, figurano Rolex Yacht Master in oro rosa, da 22mila euro, Rolex Daytona in acciaio e oro e anche un Rolex Daytona in oro bianco e brillantini.