Nelle pagine dell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato all’esecuzione di 22 misure restrittive a carico di elementi attigui al clan Licciardi, tanto spazio è dedicato a Luigi Carella, soprannominato “Gigino a Gallina”, ritenuto uno dei principali esponenti della cosca nel Rione Berlingieri. Le recenti indagini confermano il suo ruolo di referente e organizzatore delle attività criminali nella zona, in particolare per quanto riguarda lo spaccio di sostanze stupefacenti.
Carella, sottoposto a misura cautelare il 24 giugno 2024 per associazione mafiosa e concorso in estorsione, controllava personalmente il traffico di droga e la riscossione delle somme dovute dagli affiliati. Come riportato da conversazioni intercettate, molti spacciatori si rivolgevano a lui per consegnare il denaro settimanale: “Tutte le settimane, lunedì, io gli do mille e sette, mille e otto…”, raccontava Salvatore Montanino, uno dei suoi referenti sul territorio.
Le tensioni interne al clan non mancavano. Montanino e altri affiliati lamentavano la gestione a volte eccessivamente autoritaria di Carella, definendolo “un asso piglia tutto” e sostenendo che “non fa stare bene a nessuno”. Per questo motivo, si rivolgono a Paolo Abbatiello, vertice della famiglia Licciardi, per mediare e ridimensionare le richieste di Carella.
Le intercettazioni rivelano anche i suoi contatti con altri referenti criminali nell’ambito di incontri destinati alla gestione degli affari su vasta scala. Gli investigatori sottolineano come Gigino a Gallina sia tornato a ricoprire un ruolo di spicco nel clan già dal 2017, dopo la scarcerazione, consolidando la sua influenza sul Rione Berlingieri e su parte del territorio vesuviano.

