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giovedì, Marzo 28, 2024
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Le mani dei Licciardi su mezza Napoli, la cosca però presenta due ‘teste’

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C’è anche la relazione semestrale della Dia a confermare l’esistenza di frizioni e tensioni interne al clan Licciardi indicato come uno dei ‘pezzi da novanta’ della camorra napoletana. Il sodalizio continua a detenere un ruolo fondamentale e baricentrico per gli equilibri criminali dell’area nord di Napoli. Il clan svolge un ruolo importante anche in altre aree cittadine come Santa Lucia, Chiaia, Posillipo, Vomero e Bagnoli tramite altri gruppi criminali, quale riferimento per il controllo della filiera della contraffazione e di
ampi segmenti produttivi evidenziando nel tempo qualificate proiezioni in diversi contesti
nazionali e internazionali. A Posillipo noti sono i rapporti con il clan Calone mentre al Vomero da anni il gruppo della Masseria Cardone vanta un rapporto privilegiato con gli Stabile di Chiaiano. Su Bagnoli invece, anche grazie alle rivelazioni degli ultimi collaboratori di giustizia dell’area flegrea, vi sarebbero rapporti ottimi con il gruppo Esposito-Bitonto di via Niso.

Le tensioni tra il ‘nocciolo duro’ della famiglia e il triumvirato dei Licciardi

Secondo la relazione a capo del gruppo vi sarebbero di fatto due ‘anime’. Da un lato la famiglia guidata da Maria Licciardi coadiuvata dal figlio di uno dei suoi fratelli che,  nonostante la giovane età, risulterebbe dotato di un elevato carisma criminale. Nonostante quanto presente nella relazione per la Licciardi lo scorso febbraio, coinvolta nella maxi inchiesta sui Contini, la pubblica accusa ha abbandonato la iniziale ipotesi accusatoria che collocava Maria Licciardi al vertice della compagine criminale, giungendo oggi ad elevare la sola accusa di mera partecipazione (leggi qui l’articolo). Negli ultimi tempi le informative parlano di una situazione in evoluzione (anticipata da Internapoli, leggi qui l’articolo).  Situazione che avrebbe raggiunto il suo culmine con l’omicidio di Francesco Climeni, esponente della vecchia guardia legato ai ‘senatori’ del clan fondato da Gennaro Licciardi e una delle colonne portanti dell’Alleanza di Secondigliano.

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L’omicidio Climeni a Secondigliano

Climeni potrebbe essere rimasto coinvolto nelle tensioni e nelle frizioni che da tempo gli investigatori registrano nel clan Licciardi di fatto retto da un triumvirato composto da Paolo AbbatielloPietro Izzo e Gennaro Cirelli. Dall’altro lato il gruppo più strettamente legato alla famiglia. Una pista che si aggiunge a quella relativa ai rapporti tra un ex ras della Masseria Cardone e il gruppo attualmente a capo della Vanella Grassi. Il profilo di Climeni del resto era noto a Secondigliano: un episodio in particolare è degno di nota, a testimonianza del suo carisma criminale,e fa riferimento ad un ‘momento storico’ in cui i Lo Russo ‘sfidarono’ apertamente i Licciardi arrivando persino a sparare sotto casa di Maria ‘a piccerell, sorella del boss Vincenzo Licciardi nonchè per anni reggente del gruppo della Masseria Cardone. L’episodio fu raccontato ai magistrati dal collaboratore di giustizia Ciro Ferrara:«Nel 2015 tra i ‘capitoni’ e i Licciardi ci fu un diverbio. In particolare ci fu un litigio tra Salvatore Silvestri e Paolo Abbatiello in relazione ai cavalli di ritorno. Esisteva un accordo tra i Lo Russo ed i Licciardi in questa materia nel senso che i cavalli di ritorno per le macchine e motorini si facevano al Don Guanella e si dividevano i proventi in parti uguali. Salvatore Silvestri invece aveva messo un ragazzo fuori al bar Messico per fare i cavalli di ritorno e la cosa provocò il litigio con Paolo Abbatiello che prese in malo modo questo ragazzo. Io ho assistito al litigio tra Silvestri ed Abbatiello».

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