Chiara Jaconis morì il 17 settembre 2023. Due giorni prima, stava passeggiando tra i vicoli dei Quartieri Spagnoli con il fidanzato, nel corso della loro vacanza a Napoli: entrambi si stavano avviando verso la Stazione Centrale di piazza Garibaldi, il treno che li avrebbe riportati a casa, a Padova, sarebbe dovuto partire dopo poche ore.
Ma Chiara a quel treno non ci arriverà mai. Verrà infatti colpita alla testa, durante quell’ultima passeggiata ai Quartieri Spagnoli, da una statuetta in onice lanciata dalla finestra di uno degli appartamenti lì situati. Entrerà in coma e morirà dopo due giorni di ricovero in ospedale.
Chiara Jaconis morta ai Quartieri Spagnoli, la madre del 13enne esprimeva la sua preoccupazione con la baby sitter
E la mamma di quel ragazzino di 13 anni, autore del gesto, esprimeva già da tempo la sua preoccupazione con i vicini di casa ma anche con la baby sitter: le manderà, infatti, svariati audio su Whatsapp in cui si diceva preoccupata che, prima o poi, uno degli oggetti lanciati dal figlio potesse scatenare qualcosa di grosso. Il presagio della madre, quel 15 settembre 2023, si avvererà tragicamente.
Ora però emergono anche tutti i dettagli dell’inchiesta condotta dalla Procura dei Minori di Napoli, contenuti nella richiesta di non luogo a procedere firmata lo scorso aprile dal sostituto procuratore Nicola Ciccarelli nei confronti del ragazzino. Ventiquattro pagine e, stando alla tesi del magistrato minorile, sette indizi che fanno una prova. La richiesta cita le testimonianze di dodici vicini e della colf della famiglia del tredicenne, la deposizione della dottoressa che già seguiva il ragazzino, il ritrovamento dei resti dell’oggetto lanciato, l’ispezione nell’appartamento della famiglia.
E ancora: il fatto che i genitori avrebbero immediatamente abbassato le tapparelle, le prime indicazioni del fidanzato di Chiara che subito aveva capito la provenienza dell’oggetto con il quale la trentenne era stata colpita.
Nell’atto sono riportati anche i messaggi scambiati tra la mamma del tredicenne e la sua baby sitter. La donna conosceva i comportamenti del figlio, noti anche a gran parte di quel palazzo, come emerge senza troppe contraddizioni dalle pagine firmate dal pm per i minorenni.
I genitori indagati per cooperazione in omicidio colposo
Il pm della procura dei Minori ha già chiesto la non imputabilità del ragazzino, vista l’età inferiore ai 14 anni. Il pronunciamento del gip è atteso per il 18 dicembre. Il fratello ha invece più di 14 anni e quindi avrebbe potuto finire a giudizio ma la sua posizione è stata archiviata.
Intanto, però, ha lavorato anche la procura ordinaria. I genitori sono indagati per cooperazione in omicidio colposo per aver omesso una costante vigilanza: non avrebbero rafforzato le serrature per impedire l’accesso al balcone, né inibito al ragazzino la possibilità di maneggiare manufatti di un discreto peso. L’avviso di conclusione indagini è stato notificato nei giorni scorsi.


