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mercoledì, Giugno 26, 2024
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“No sacramenti ai camorristi”, arriva l’anatema del Procuratore di Napoli

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No ai sacramenti per i camorristi, quando sono accertati. È giusto non dare la comunione ai divorziati, ma sarebbe non proporzionato non dare la comunione ai divorziati e dare i sacramenti a chi ha ammazzato, a chi pensa di avere un crocifisso in una mano e la pistola nell’altra“. Queste le parole del procuratore generale di Napoli Luigi Riello. Riello è intervenuto al convegno sulla camorra nell’aula magna della Facoltà Teologica, voluto dall’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia.

La Chiesa e i rapporti con la camorra

Nel suo intervento Riello è tornato sulle sue stesse parole in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario: “Io ho parlato dei don Abbondio che ci sono. Nella chiesa di Marano un don Abbondio ha consentito che per 30 anni ci fossero i quadri donati da Lorenzo Nuvoletta, con la scritta, e lo sanno tutti a Marano che Nuvoletta non è un filosofo emergente. È come se nella chiesa di Corleone ci fosse stata la scritta sotto a un quadro ‘dono di Totò Riina’“. Il procuratore generale non si è nascosto che “però ci sono sacerdoti che hanno perso la vita, don Diana e don Puglisi, tanti eroi. Non vogliamo eroi, ma non possiamo prendere le vittime, i nostri eroi, come paraventi insanguinati. Noi magistrati non ci dobbiamo nascondere dietro Falcone e Borsellino per nascondere i disonesti, la Chiesa non si deve nascondere dietro don Diana per nascondere le proprie pagine negative.

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Gli affiliati della camorra potrebbero riempire la Curva B

Significativo per meglio inquadrare il fenomeno criminalità organizzata a Napoli anche l’intervento del capo della squadra mobile, Alfredo Fabbrocini. “Sono 5.966 gli affiliati di primo piano della camorra, secondo la mappatura della Prefettura” ha detto. “Sicuramente — ha poi aggiunto — il calcolo è fatto per difetto, raddoppiamolo anche. Ci sono 12mila persone, quante ne entrano nella Curva B dello stadio Maradona. Un numero per certi versi abnorme, eppure una percentuale minima che fa di Napoli una città di camorra“.

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