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venerdì, Aprile 19, 2024
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Omicidi e racket nell’area flegrea, ergastolo per il boss Giannelli

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Una raffica di condanne. Questo quanto stabilito dal gip Sepe confronti di ras e gregari del clan Giannelli, gruppo attivo tra Cavalleggeri d’Aosta e Bagnoli. Si tratta delle persone arrestate nel corso del maxi blitz del novembre dell’anno scorso che rispondevano di associazione di stampo mafioso, estorsione e (per tre di loro) dell’omicidio di Rodolfo Zinco. Il giovane ras fu ucciso nell’aprile del 2015 in un agguato maturato nell’ambito dei contrasti tra gruppi nella zona flegrea. Gli arresti furono effettuati dai carabinieri del Comando provinciale di Napoli.

Per i tre imputati che rispondono dell’omicidio il pm aveva chiesto l’ergastolo: carcere a vita confermato solo per Alessandro Giannelli, indicato come capo del gruppo di Cavalleggeri d’Aosta, mentre Patrizio Allard e Maurizio Bitonto (quest’ultimo difeso da Rocco Maria Spina) hanno rimediato rispettivamente trenta e venti anni. Per quanto riguarda le altre condanne Marco Battipaglia ha rimediato 11 anni, Francesco Cotugno 14 anni ma siccome è in continuazione con altra sentenza a cinque anni di fatto ne sconterà nove, Alessandro De Falco 5 anni e 4 mesi, Pasquale De Vita 5 anni e 4 mesi, Diego Iuliano 5 anni e 4 mei, Gennaro Marrazzo 13 anni e 4 mesi e Aniello Mosella 10 anni.

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Nel collegio difensivo gli avvocati Leopoldo Perone, Rocco Maria Spina, Antonio Rizzo, Giuseppe Perfetto, Fabio Segreti, Raffaele De Cicco, Giuseppina De Rosa, Mirella Baldascino.

Il primo a parlare di quell’omicidio e del coinvolgimento di Giannelli è stato l’ex ras dei Mele Salvatore Romano ‘muoll muoll’: «Giannelli, nel suggerire di non fare atti dimostrativi, a suo dire inutili, fece riferimento a Rodolfo Zinco ‘ gemell; ed infatti fece l’esempio di come lui aveva gestito Zinco il quale, dopo lo stato di detenzione, uscito dal carcere voleva impadronirsi delle zone di competenza di Giannelli sicchè egli lo aveva rassicurato del fatto che avrebbero diviso al 50% gli introiti degli affari criminali ma poi ne aveva ordinato l’omicidio.

Successivamente Vincenzo Mele mi ha raccontato cosa era successo a Zinco. Mele mi riferì che lui non aveva avuto un ruolo particolare in questo omicidio ma si era limitato ad accompagnare nel luogo dove era stato ucciso ‘o gemell gli autori materiali ossia Genny Carra e Patrizio della 44; mi ha anche riferito che sul luogo del fatto Giannelli aveva salutato ‘o gemell dandogli la mano e poi era andato via a bordo di un motorino. Di tale delitto ho sentito parlare anche personalmente da Patrizio e Genny Carra; precisamente nel corso di un incontro avvenuto nella 44 tra me, Vincenzo Mele, Genny Carra, Patrizio e Calone di Posillipo ricordo che Patrizio diceva che questo omicidio lo avrebbero ‘pagato’ lui e Carra perchè secondo lui sarebbero stati individuati dalle forze dell’ordine in quanto si erano dovuti allontanare a piedi dal luogo del delitto perchè la vettura di appoggio, fornita da Giannelli, non funzionava».

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