venerdì, Luglio 18, 2025
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Omicidio di Stefano Margarita, spunta la telefonata dell’amico della vittima a Carozza

Proseguono le indagini sull’omicidio di Stefano Margarita, il 26enne di Secondigliano ucciso a coltellate una decina di giorni fa durante una lite esplosa per motivi economici. I carabinieri della stazione di San Nicola la Strada e quelli del Norm della compagnia di Caserta stanno analizzando i cellulari dei soggetti coinvolti. Tra questi Michele Carozza e suo figlio Antonio Carozza già arrestati dopo che il 57enne ha confessato di aver inferto coltellate al 26enne per difendere il figlio. Dal canto suo Antonio Carozza ha confermato di aver commesso truffe con il gruppo napoletano, e di aver ricoperto il ruolo di conducente della vettura usata per andare a fare i colpi.

Nuove indagini per l’omicidio di Stefano Margarita

Sottoposti ad analisi anche il cellulare della vittima e dell’amico ferito nella speranza di scovare degli indizi che possano far luce sull’intera vicenda. Attualmente si pensa che a scatenare la rissa e il conseguente omicidio sia stato un incasso da dividere per un’affare truffa-anziani.

Stando alle ultime indagini si presume la presenza di una terza persona, sempre di Secondigliano, la cui assenza dopo la morte del 26enne è alquanto sospetta. Secondo una prima ricostruzione, quest’ultimo non avrebbe raggiunto il gruppo napoletano una volta arrivato in ospedale. Quest’assenza ha scatenato non pochi interrogativi che potrebbero essere fondamentali per la risoluzione del caso. A destare ulteriori sospetti anche una telefonata fatta dal giovane una ventina di minuti dopo l’accoltellamento di Margarita a Antonio Carozza. In questa intercettazione si sente il giovane dire:Che fine hai fatto? Perché non ti sei fatto ancora vivo”. Parole che apparentemente sembrano escludere il giovane dalle dinamiche che hanno determinato la morte dell’amico 26enne.

Intensificate le attività di ricerca

Le forze dell’ordine stanno anche intensificando le attività di ricerca di un’auto bianca di piccola cilindrata, descritta da testimoni oculari come il veicolo che, prima dell’arrivo dei sanitari del 118, avrebbe soccorso il 26enne e che non corrisponde con quello ritrovato nelle campagne di Caivano qualche ora dopo la rissa. La verità su questo omicidio e sul tentato omicidio di Francesco Milone, ancora ricoverato all’ospedale “Sant’Anna e Sebastiano” di Caserta, non più in pericolo di vita, sembrerebbe dipendere da nuovi dettagli che potrebbero fare chiarezza sull’intera vicenda.