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Umberto Russo ucciso come un boss, la ‘maledizione di Miano’ torna a colpire

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Umberto Russo potrebbe essere l’ennesima vittima della ‘maledizione di Miano’ ossia la cappa di morte che cala su tutti coloro che aspirano a conquistare il territorio che un tempo era stato dei Lo Russo. Scarcerato da qualche mese Russo, secondo le ultime informative delle forze dell’ordine, avrebbe iniziato nuovamente a frequentare personaggi orbitanti nella malavita locale.

Tensioni tra i gruppi di Miano

Ne è una prova il fatto che poche settimane fa è stato fermato in compagnia di pregiudicati e in quell’occasione i poliziotti gli trovarono addosso 2mila euro, somma che ‘pesciolino’ così come era conosciuto negli ambienti criminali, non è riuscito a giustificare. Gli investigatori credono che Russo possa essere rimasto vittima degli scontri che agitano l’area e che vedono contrapposti gli Scognamiglio ai Pecorelli. Non si esclude che la vittima possa aver pagato l’appoggio ad uno dei due gruppi o che addirittura possa aver provato a ritagliarsi un proprio spazio.

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L’agguato mortale a Domenico Russo

I killer sono entrati in azione ieri mattina in via Miano nei pressi del Bosco di Capodimonte: Russo ha subito perso il controllo del suo Jeep Renegade andando contro un muro di tufo. Inutile la corsa al vicino ospedale Cardarelli dove il 33enne, che aveva scontato una condanna a nove anni, è morto poco dopo.

Lo scorso febbraio un agguato simile in via Janfolla aveva portato alla morte di Francesco Abenante (tornato in libertà da pochi mesi dopo il blitz che l’estate prima aveva azzerato il gruppo Scognamiglio) e Salvatore Avolio, fratello di Antonio ucciso proprio da quest’ultimi nel giugno 2021, una circostanza questa emersa fin da subito nelle indagini affidate ai carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli. Ieri la ‘maledizione’ di Miano è tornata a colpire.

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