Orrore a Santa Marta, in Colombia, dove un ricercatore italiano, Alessandro Coatti, è stato ucciso e il suo corpo fatto a pezzi.
La valigia con alcuni dei resti dell’uomo (testa e braccia) è stata ritrovata in un ruscello nei pressi dello stadio Sierra Nevada. Altre parti del corpo sono state ritrovate in un altro punto della città.
Orrore in Colombia, ricercatore italiano fatto a pezzi e il corpo rinchiuso in una valigia
Il cadavere di Alessandro Coatti, 42 anni, è stato trovato nella giornata di domenica 6 aprile dalle autorità colombiane. E’ stato identificato grazie al braccialetto che portava sul braccio, riportante appunto le sue generalità e appartenente a un ostello situato nel centro storico di Santa Marta, presso cui alloggiava e dal quale era sparito nel nulla lo scorso giovedì.
Alessandro, biologo molecolare, aveva lavorato fino al 2024 per la Royal Society of Biology, salvo poi lasciarla per intraprendere alcuni viaggi di studio in Sudamerica. Aveva già visitato Ecuador, Perù e ora si trovava appunto in Colombia. Le autorità colombiane avrebbero offerto una ricompensa in denaro (che ammonta a 50 milioni di pesos colombiani) affinché vengano a galla tutte le informazioni utili per identificare e arrestare i responsabili.
Il sindaco di Santa Marta: “Questo crimine non rimarrà impunito”
Un dipendente dell’ostello ha detto che il ricercatore aveva chiesto informazioni sui percorsi per raggiungere Minca, una regione montuosa nella giungla a circa 20 chilometri dalla città, dove voleva studiare le specie. Inoltre, aveva visitato il parco naturale Tyrona.
Il colonnello Jaime Ríos Puerto, comandante della polizia di Santa Marta, ha confermato che Alessandro Coatti non aveva precedenti penali e non era stato oggetto di minacce. “Era un visitatore, uno scienziato, senza collegamenti sospetti”, le sue parole a El Tiempo.
Carlos Pinedo Cuello, sindaco di Santa Marta, ha spiegato di aver “dato incarico alle autorità di unire le forze per risolvere la morte del cittadino italiano. Stiamo offrendo una ricompensa di 50 milioni di pesos colombiani per informazioni che ci consentiranno di identificare e catturare i responsabili”. Questo crimine non resterà impunito. I criminali devono sapere che a Santa Marta la criminalità non ha posto. Li perseguiremo finché non saranno assicurati alla giustizia”, ha concluso il primo cittadino.