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Prestito non restituito da un imprenditore, casa di Posillipo sbloccata dal clan Mallardo

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Un prestito da 60mila euro, un appartamento a Posillipo, un notaio tenuto in ostaggio e, sullo sfondo, il clan Mallardo. È il quadro ricostruito dagli inquirenti nell’ordinanza che descrive le modalità con cui Paolo Abbatiello, secondo l’accusa, avrebbe imposto a un soggetto la restituzione immediata del denaro prestato, ricorrendo a metodi di pressione ritenuti tipicamente mafiosi.

Il fatto non costituisce oggi reato autonomo perché all’epoca (dicembre 2022) la procedibilità d’ufficio non era prevista per fatti aggravati dal metodo mafioso. Tuttavia, per gli investigatori, l’episodio, secondo gli inquirenti, rappresenta una tessera importante del mosaico accusatorio nei confronti di Abbatiello, finito al centro di una vasta indagine che ha portato all’esecuzione di 22 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di soggetti orbitanti intorno al clan Licciardi.

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Il prestito e la casa a Posillipo

Secondo gli atti, il soggetto in questione avrebbe chiesto a Paolo Abbatiello 60mila euro in contanti per regolarizzare la proprietà di un immobile a Posillipo, abitato da questi e dalla sua famiglia ma fittiziamente intestato ad altre persone. Una volta ottenuto il denaro, però, Abbatiello avrebbe improvvisamente imposto la restituzione immediata, pena il mancato passaggio dal notaio.

A quel punto, chi avrebbe dovuto presentarsi all’atto per sbloccare la compravendita, si sarebbe tirato indietro “su pressione di Abbatiello”, salvo poi mettere ‘nero su bianco’ quando lo stesso Abbatiello fosse rientrato in possesso dei suoi soldi.

L’intervento del clan Mallardo

Per restituire quanto richiesto, il soggetto in questione si sarebbe rivolto a soggetti legati al clan Mallardo, che gli avrebbero procurato il denaro per sbloccare l’iter notarile.

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