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giovedì, Aprile 25, 2024
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Psicosi da guerra nucleare, partita la caccia alle pillole allo iodio

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La Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani precisa che non esiste alcun allarme che giustifichi la richiesta in farmacia di pillole di iodio, da assumere per prevenire o per arginare eventuali danni provocati da emissioni radioattive. Tutto iniziò con le esplosioni alla centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia, da lì la corsa nelle farmacie a caccia delle pastiglie di ioduro di potassio.  Si tratta di un composto utilizzato come farmaco contro l’ipertiroidismo e come fattore di protezione in caso di emissioni di radiazioni.

Si tratta di compresse che riducono gli effetti negativi sulla salute delle persone esposte a radiazioni e che vanno ingerite tempestivamente. Anche la paura di un eventuale attacco nucleare della Russia ha così spinto cittadini a correre in farmacia per acquistare pillole a base di iodio.

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L’inalazione di aria o l’ingestione di cibo e acqua contaminati, spiega l’Istituto superiore di sanità, possono portare all’esposizione interna alle radiazioni e all’assorbimento di iodio radioattivo da parte della tiroide, che non distingue tra la sostanza stabile e quella radioattiva. Se lo iodio stabile viene somministrato prima o all’inizio dell’esposizione allo iodio radioattivo, l’assorbimento di quest’ultimo sarà bloccato dalla saturazione della ghiandola tiroidea. Nel complesso, si legge sul sito ufficiale dell’ISS, la somministrazione orale di iodio stabile è considerata una strategia appropriata per ridurre il rischio di effetti negativi sulla salute delle persone esposte a un rilascio accidentale di iodio radioattivo e in molti paesi viene annoverata nei piani di emergenza. L’assunzione di iodio stabile e non radioattivo prima di un’eventuale esposizione potrebbe quindi impedire l’accumulo della sostanza radioattiva, ma anche un eccesso della controparte stabile può provocare problematiche, per questo è fondamentale che la somministrazione delle compresse di iodio sia supervisionata.

“USO INDISCRIMINATO E’ SCONSIGLIATO”

Una corsa però inopportuna, secondo gli esperti. “In queste ore c’è una corsa ingiustificata a richiedere in farmacia medicinali a base di iodio. – ha sottolineato l’assessore alla sanità Alessio D’Amato – Bisogna evitare questo ‘fai da te’ assolutamente inutile, ingiustificato ed inappropriato, come ha denunciato anche la federazione degli ordini dei farmacisti italiani e la comunità scientifica. È opportuno che il Ministero della Salute intervenga per evitare questa psicosi”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente del Veneto, Luca Zaia. “Da parte delle Autorità competenti – chiarisce Andrea Mandelli, presidente Fofi – non vi è alcuna indicazione all’approvvigionamento di iodio per un’eventuale minaccia nucleare. Pertanto, la richiesta di medicinali a base di questa sostanza è del tutto ingiustificata”.

“L’uso indiscriminato e inconsapevole di questi prodotti è da sconsigliare – spiega – sia a scopo preventivo, per il quale non vi sono evidenze di efficacia, sia per finalità terapeutiche. L’assunzione di farmaci a base di iodio, come per tutti i medicinali, deve avvenire esclusivamente su indicazione e sotto la supervisione del personale sanitario, e in base agli indirizzi delle autorità sanitarie competenti”.

PILLOLE ALLO IODIO E RISCHI NUCLEARI

Anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, è intervenuto a riguardo: “Il nostro piano per di un’eventuale esplosione nucleare parla di pericolo in caso di distanza di 200 chilometri da una centrale. Per il Veneto interessa solo le province di Belluno, Treviso e Venezia. I nostri clinici dicono che non è un problema che ci tocca da vicino”.

Lo ha sottolineato oggi il presidente del Veneto Luca Zaia. Precisando che “le centraline dell’Arpav monitorano la radioattività, ma da sempre”, Zaia ha specificato che «bisogna evitare la ‘corsa’ alle pasticche di iodio. La profilassi ha il principio della spugna: se la tiroide è piena di iodio, quello radioattivo non trova posto. Ma stiamo parlando di un effetto che si coglie sotto i 40 anni, con un’assunzione che va fatta entro due ore da un’eventuale emissione nucleare, e a meno di 200 chilometri. Per il Veneto la prima centrale nucleare è in Slovenia e quindi il piano interessa le province che confinano con il Friuli Venezia Giulia. Il tema vero – ha concluso – è che in un momento come questo l’Italia ne potrebbe approfittare e fare in modo che lo iodio non sia un farmaco ma un integratore”.

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