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venerdì, Marzo 29, 2024
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Ras ‘blindato’ in casa per paura della vendetta dei Licciardi:«La Masseria non ha mai dimenticato»

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Gli elefanti hanno buona memoria. Così recita un famoso proverbio nonchè il titolo di un famoso giallo di Agatha Christie. Succede quando qualcosa si staglia così profondamente nella mente che è difficile rimuoverlo. In ambito criminale significa ricordare uno sgarro, un affronto e covare vendetta. Anche per anni. Lo sa bene Antonio Esposito ‘o pallino, membro del triumvirato disarticolato questa notte da un’operazione congiunta di carabinieri e polizia che ha portato all’emissione di oltre cinquanta ordinanze di custodia cautelare. Esposito, uno dei ras di punta dei Quartieri spagnoli, viene descritto come un tipo guardingo, uno di quelli sempre attento a ciò che fa e soprattutto che non lascia quasi mai la sua abitazione di via Speranzella. Per un motivo. Risalente a tanti anni fa e che ha a che fare con una ‘taglia’ messa sulla sua testa dai Licciardi della Masseria Cardone che lo ritengono presunto (ma mai dimostrato) responsabile dell’omicidio del figlio di Renato Esposito, uomo di punta del gruppo di Secondigliano. A raccontare questo retroscena contenuto nell’ordinanza eseguita la scorsa notte diversi collaboratori di giustizia.

Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia sulla vendetta dei Licciardi

Tra questi vie è Carmine Martusciello che già nel 2007 aveva chiarito ai magistrati la vicenda:«Altra piazza di spaccio è gestita da Antonio Esposito detto il figlio del Pallino il cui padre è stato ucciso da uomini della Masseria Cardone. Antonio spaccia al largo Baracche presso la sua abitazione sita al primo piano di un palazzo. L’appartamento è protetto da un sistema video ed è completamente blindato anche perché Esposito è in conflitto sia con i Di Biasi che con quelli di Secondigliano per avere ucciso in Piazza Trieste e Trento il figlio di tale Renato della Masseria Cardane». Altre dichiarazioni inerenti l’episodio sono quelle di Giovanni Della Corte, ex ras della Sanità:«L’omicidio del figlio di Renato Esposito, appartenente al clan Licciardi, fu ucciso a piazza Trieste e Trento quando io avevo circa 18 o 19 anni. Io all’epoca ero amico di questo ‘o Ninnillo ma non facevo parte di alcun clan. Di questo omicidio me ne parlò poi Esposito Antonio detto ‘o Pallino, dei Quartieri Spagnoli. Ho conosciuto Esposito Antonio nel 2008 circa. In quel periodo infatti Sasà Mitilde, che rubava gli orologi e frequentava il cugino di mia moglie Marco Savarese, mi disse che Esposito Antonio o’Pallino —che era il cognato di Sasà – mi voleva conoscere. Andai a casa di Antonio Esposito insieme a Marco Savarese e a Sasà e lì incontrai Antonio Esposito, che stava con un tale Masiello, che poi è stato ucciso nei Quartieri Spagnloli, un tale Enzo ed altri due ragazzi di cui non ricordo il nome. La casa di Antonio Esposito, sita nei Quartieri Spagnoli, era completamente blindata e dotata di un sistema di videosorveglianza. Io e Antonio Esposito rimanemmo da soli a parlare perché Antonio chiese a tutti gli altri di uscire. Vidi nella casa armi e droga. Antonio Esposito mi disse che mi aveva mandato a chiamare perché lui non voleva uscire da casa: mi disse che aveva ucciso il fio di Renato Esposito e che per questo non usciva di casa se non con persone che erano armate».

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