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Cosa c’è dietro il caro lidi, -15% rispetto al 2024: listino da lusso per servizi scadenti

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In Campania, l’estate 2025 ha un sapore amaro.
Non per colpa del meteo, ma dei prezzi. Ombrelloni a cifre da capogiro, stabilimenti che sembrano boutique di lusso e famiglie costrette a rinunciare al mare ancora prima di indossare il costume.

Da Capri a Sorrento, dalla Costiera Amalfitana al Cilento, il copione si ripete. Nei lidi più esclusivi, due lettini e un ombrellone possono costare oltre 500 euro al giorno. Un tempo cifre così erano associate solo al turismo internazionale. Oggi sono la normalità in molte località campane.

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La risposta dei bagnanti è chiara: –15% di presenze a luglio rispetto al 2024.
A confermarlo è il Sindacato Italiano Balneari, che parla di una disaffezione generalizzata.

Il calo non riguarda solo i lidi extralusso. Anche le strutture “più accessibili” hanno aumentato i prezzi. Una giornata in spiaggia per una famiglia media può arrivare facilmente a 30 o 40 euro solo per l’ingresso.

Molti stabilimenti vietano di portare cibi e bevande da casa. Questo obbliga a consumare nei bar o ristoranti interni, facendo lievitare il conto. Alla fine, una semplice giornata di mare può costare quanto una cena in un buon ristorante.

Il problema non è solo economico: è anche culturale.
Il mare, che la Costituzione e la nostra memoria collettiva considerano “bene comune”, in molte zone della Campania è diventato un servizio privato a consumo.

Quando il prezzo diventa proibitivo, il messaggio è chiaro: chi può pagare entra, chi non può resta a casa.
Così il litorale campano, da sempre simbolo di accoglienza, rischia di trasformarsi in una lunga recinzione invisibile fatta di listini e lettini dorati.

Una soluzione esiste ed è alla portata: valorizzare le spiagge libere.
Oggi in molti comuni queste aree sono abbandonate o sporche. Mancano servizi, sicurezza e manutenzione.

Eppure basterebbe poco: pulizia regolare, docce, bagni pubblici e accessi comodi. In alcune località sono già nate aree attrezzate low-cost, con prezzi calmierati e servizi essenziali. Un modello che funziona e che può restituire il mare a tutti.

Il mare non dovrebbe essere un privilegio. È un diritto.
Non può esistere la frase “non me lo posso permettere” quando si parla di un tuffo, di un castello di sabbia o di un tramonto in riva.

Se le istituzioni e i comuni non interverranno per tutelare le spiagge libere, il rischio è di trasformare la Campania da terra di accoglienza a cartolina per pochi.
L’hashtag #SpiaggeVuote che circola sui social non è solo uno sfogo: è il segnale che qualcosa si è rotto tra i cittadini e il loro mare.

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