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mercoledì, Giugno 26, 2024
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Rivolta in carcere a Terni, 50 detenuti distruggono un’area del penitenziario

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E’ di qualche ora fa la notizia che in una sezione di media sicurezza del carcere di Terni, una cinquantina di detenuti si sono impossessati di una sezione incendiandola e distruggendola totalmente.

Solo grazie all’intervento degli agenti di turno e di quelli richiamati in servizio, a cui va la nostra gratitudine che hanno riportato l’ordine e la sicurezza nell’istituto. A seguito della rivolta risultano feriti diversi agenti, alcuni sono stati trasportati al nosocomio locale riscontrado traumi e contusioni. Oggi quello che accentua tutto questo deriva anche dalla carenza di personale che non è un problema annunciato ,ma una situazione ENDEMICA,un grave problema che nè la politica nè il Parlamento vuole affrontare . Lasciando la Polizia Penitenziaria a lavorare solo ed esclusivamente in deroga a qualsiasi norma pattuita, per l’assenza di protocolli specifici per affrontare queste situazioni, infatti si è in attesa del nuovo regolamento di servizio che doveva essere discusso nel 2019 e ad oggi ancora non vede luce.

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È lapalissiano oggi che il D.A.P. lavora solo ed esclusivamente in funzione della popolazione carceraria, ponendo la Polizia Penitenziaria come il surrogato di Dirigenti che non indossano la nostra divisa, in primis il capo del D A.P. ,per questo continueremo a chiedere a voce alta, RIDIAMO LA POLIZIA PENITENZIARIA NELLE MANI DELLA POLIZIA PENITENZIARIA.

Il SARAP onora la prima linea che anche oggi ha fatto il suo dovere.

Il segretario nazionale SARAP Esposito Roberto

(sindacato autonomo ruolo agenti penitenziaria)

Ancora una volta follia e violenza nel carcere di Terni per la folle protesta di un gruppo di detenuti e torna a protestare con veemenza il personale della Polizia Penitenziaria, per una situazione esplosiva che era stata preannunciata ai vertici dell’Amministrazione penitenziaria nazionale e regionale ma rispetto alla quale nessun provvedimento era stato assunto. E, come già accadde nel novembre 2021, un’intera Sezione detentiva – la H – è stata devastata. Ricostruisce l’accaduto Fabrizio Bonino, segretario nazionale umbro del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE: “Nelle ultime ore si è vissuta nel carcere ternano, ancora una volta, una situazione di altissima tensione. Un detenuto avrebbe voluto un secchio di vernice per pitturarsi la cella ma, al comprensibile rifiuto del poliziotto, lo ha aggredito con violenza, istigando gli altri detenuti alla protesta violenza. I ristretti, italiani e stranieri, hanno dato fuoco alle cose detenute in cella ed hanno distrutto completamente la Sezione. Ciò ha determinato una situazione di allarme che ha coinvolto tutti i colleghi, anche quelli di congedo e riposo che sono accorsi a dare manforte ai colleghi in servizio. Anche i detenuti di un’altra Sezione – la M – hanno iniziato a protestare perché il fumo derivato dalle fiamme accese dai ristretti della Sezione H li stava investendo. Due poliziotti penitenziari sono al Pronto soccorso ed altri dieci sono già stati refertati per colluttazione e inalazione del fumo dei materiali incendiati. Ora è del tutto evidente che devono essere trasferiti tutti i detenuti della Sezione H, quella devastata.

Ferma la denuncia del SAPPE: “Si tratta di eventi già ampiamente preannunciati dal SAPPE per la mancanza di personale e di una struttura inadeguata alla vita penitenziaria: ormai si tratta di una sezione inagibile sotto ogni profilo, chiediamo un sopralluogo tecnico da parte del PRAP e una visita ispettiva da parte dell’ASL per valutarne l’idoneitàsotto il profilo dell’igiene e della sicurezza dei luoghi di lavoro”. 

Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria tuona: “Basta! Anche questa è una rivolta assurda ma annunciata! A questo hanno portato questi anni di ipergarantismo nelle carceri, dove ai detenuti è stato praticamente permesso di auto gestirsi con provvedimenti scellerati ‘a pioggia’ come la vigilanza dinamica e il regime aperto, con detenuti fuori dalle celle pressoché tutto il giorno a non fare nulla nei corridoi delle Sezioni. E queste sono anche le conseguenze di una politica penitenziaria che invece di punire, sia sotto il profilo disciplinare che penale, i detenuti violenti, non assumono severi provvedimenti. Ormai picchiare un poliziotto in carcere senza subìre alcuna conseguenza è diventato quasi uno sport nazionale, nella indifferenza della politica e dei vertici dell’amministrazione Penitenziaria”.

“Il personale di Polizia Penitenziaria non ha ancora ricevuto i previsti guanti anti-taglio, caschi, scudi, kit antisommossa e sfollagenti promessi dal Capo del DAP Renoldi”, denuncia. “La situazione delle carceri umbre e italiane, per adulti e minori, è sempre più allarmante per il continuo ripetersi di gravi episodi critici e violenti che vedono sempre più coinvolti gli uomini e le donne appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria. Donne e uomini che svolgono servizio nelle sezioni detentive senza alcuno strumento utile a garantire la loro incolumità fisica dalle continue aggressioni dei detenuti più violenti. Il taser potrebbe essere lo strumento utile per eccellenza (anche perché di ogni detenuto è possibile sapere le condizioni fisiche e mediche prima di poter usare la pistola ad impulsi elettrici) ma i vertici del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria fanno solo chiacchiere e la Polizia Penitenziaria continua a restarne sprovvisto”.

Poi Capece si rivolge direttamente a Giorgia Meloni, leader di Fratelli di Italia e Premier in pectore”: “Al nuovo Ministro della Giustizia che verrà (e, immagino, al nuovo Capo del Dipartimento, com’è nella logica dello spoil system, ossia la pratica politica per cui i vertici della Pubblica Amministrazione vengono sostituiti al momento dell’insediamento del nuovo governo) chiedo di avere quel coraggio che non hanno avuto i loro predecessori nel modificare l’insostenibile e pericolosa situazione delle carceri italiane. Non si può continuare così: la tensione che si vive nelle carceri è costante e lo sanno bene gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria che ogni giorno, nelle galere d’Italia, sono le vittime di aggressioni, umiliazioni, improperi, ferimenti, risse e colluttazioni da parte della frangia violenta dei detenuti. Servono con urgenza provvedimenti. E la via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere”.

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