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venerdì, Aprile 19, 2024
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Minacce alla ex brandendo una pistola, domiciliari per il cognato del ras Ronga

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Era finito in manette lo scorso 18 gennaio. L’accusa: quella di essersi presentato sotto l’abitazione della ex minacciandola e brandendo una pistola. Era così finito in manette a Nola Antonio Sarni, 38enne cognato del ras di Miano Salvatore Ronga, indicato come uno degli emergenti della mala dell’area nord e più precisamente componente del neonato gruppo Scognamiglio. Tutto era iniziato quando il 112 aveva ricevuto la richiesta d’aiuto da parte di una donna. Aveva litigato al telefono con il suo ex compagno. L’uomo le aveva giurato che gliel’avrebbe fatta pagare e che sarebbe andato da lei. Tempestivo e provvidenziale l’intervento della gazzella dell’Arma. Quando i carabinieri sono intervenuti a via Monti hanno trovato i due che litigavano e gli animi erano agitati. Il 38enne fu immediatamente perquisito. Nella sua utilitaria una pistola marca Beretta calibro 22. L’arma – con otto cartucce nel caricatore – era sul sedile lato passeggero a portata di mano.

Il cognato del ras Ronga ai domiciliari

Il tribunale di Nola questa mattina ha condannato Sarni a una pena di tre anni e otto mesi di reclusione: pena più lieve nonostante la richiesta iniziale dell’accusa di cinque anni e otto mesi e il fatto che Sarni sia un recidivo specifico in relazione a reati attinenti armi e droga. Decisive si sono rivelate le argomentazioni del legale di Sarni, l’abile Rocco Maria Spina, che è riuscito a ridimensionare le accuse a carico del suo assitito che oltre ad ottenere una mitigazione della pena ha strappato ai giudici per Sarni anche la detenzione domiciliari che sconterà nella sua abitazione di Miano.

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Il gruppo Scognamiglio e le ambizioni su Miano

Il gruppo Scognamiglio era balzato agli onori delle cronache qualche mese fa quando tentò un’estorsione ad una caffetteria su via Roma verso Scampia. Per quella tentata estorsione lo scorso aprile sono giunte le condanne (leggi qui l’articolo). Secondo le recenti informative di polizia proprio Ronga sarebbe loro parte attiva di un gruppo che da Marianella si era spinto nei quartieri limitrofi per occupare le caselle lasciate vuote dai Cifrone dopo gli arresti e le condanne che hanno di fatto azzerato il gruppo di ‘ngopp Miano. In una di queste azioni avrebbero cercato di imporre una tangente estorsiva al titolare del ‘Caffè Europa’ di via Roma verso Scampia. Pasquale Scognamiglio e suo figlio Giovanni sono stati condannati rispettivamente a otto e quattro anni (con il secondo che ha usufruito dell’attenuante della minima collaborazione). Gli altri due ras coinvolti, Luca Isaia e lo stesso Salvatore Ronga, hanno rimediato invece entrambi sei anni e otto mesi. In precedenza era andata meglio a Giuseppe Romano che era stato ristretto ai domiciliari

Le richieste estorsive al titolare del Caffè Europa di Scampia

Secondo la ricostruzione della Procura il commando avrebbe preteso del commerciante la consegna di 125mila euro, suddivisa in rate da 5mila euro mensili, quale presunto residuo di un prestito di natura usuraria che il barista e la madre avevano contratto alcuni anni fa con l’indagato Giuseppe Romano. Quella che ne scaturì fu una montagna di debiti, alla quale seguirono diverse minacce, andate avanti a ritmo martellante dal 29 luglio fino al 7 agosto scorsi. Se dell’ultimo “blitz” si sono resi protagonisti Ronga e Isaia nella prima occasione sarebbero stati invece “Pino” Romano e un cugino a presentarsi nel bar di Scampia, intimando al titolare di consegnare la cifra arretrata. In caso contrario sarebbe stato «massacrato di botte» e avrebbe «venduto il bar per finanziare la guerra e comprare le armi necessarie». Il giorno successivo Romano, stavolta con Scognamiglio senior, torna alla carica e stabilisce che il debito doveva essere saldato in rate da 5mila euro mensili: se il commerciante non avesse pagato sarebbe subentrato come socio occulto del bar. Proprio in questo frangente emerge una circostanza singolare: la vittima spiega ai suoi aguzzini che parte del debito iniziale era già stata versata al gruppo Cifrone capeggiato dai cugini Gaetano e Luigi. L’inizio del calvario per il commerciante.

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