“L’Agenzia Mondiale Antidoping (Wada) conferma di aver raggiunto un accordo per la risoluzione del caso riguardante il tennista italiano Jannik Sinner, con l’atleta che ha accettato un periodo di ineleggibilità di tre mesi per una violazione delle norme antidoping, dopo essere risultato positivo al Clostebol, una sostanza proibita, nel marzo 2024.” Con questo comunicato l’agenzia mondiale antidoping ufficializza l’accordo tra la stessa e il numero uno al mondo: l’altoatesino verrà dunque sospeso da febbraio a maggio.
Jannik Sinner evita quindi il giudizio del Tas (previsto per il 16 e 17 aprile) e si accorda con la Wada per chiudere il caso Clostebol con tre mesi di squalifica. La squalifica dovrebbe essere scattata il 9 febbraio e si concluderà il 4 maggio. È comunque certa la presenza di Sinner agli Internazionali di Roma, in programma dal 29 aprile al 18 maggio.
Un modo per chiudere un caso che si trascina da oltre un anno, non certo per ammettere le proprie colpe (neanche la Wada accusa Jannik di essersi dopato volontariamente) ma per non rischiare la squalifica (che sarebbe stata minimo di un anno) nella quale sarebbe potuto incappare se il Tribunale lo avesse riconosciuto in qualche modo negligente rispetto al comportamento del suo staff.
Il tema è sempre stato questo: Jannik ha fatto tutto il possibile per evitare l’errore commesso dal suo preparatore e dal suo fisioterapista? Jannik, evidentemente consigliato dal suo staff legale, ha deciso di non rischiare e di chiudere il caso con un accordo che poteva avvenire solo prima dell’inizio del processo al Tas per il quale erano già stati nominati i tre arbitri.