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HomeCronacaSpari a Napoli dopo l’omicidio, scarcerato il cugino del baby ras ucciso

Spari a Napoli dopo l’omicidio, scarcerato il cugino del baby ras ucciso

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Ha ottenuto i domiciliari fuori regione nonostante a recente condanna in primo grado (a tre anni e sei mesi). Gaetano Maranzino, difeso dall’avvocato Luca Mottola, ha così lasciato il carcere. Il giovane, cugino di Vincenzo Costanzo (ucciso in piazzetta Volturno durante i festeggiamenti dello scudetto del Napoli), fu arrestato insieme a Matteo Nocerino.
I due rispondevano di porto e detenzione illegale di arma da sparo, spari in luogo pubblico, ricettazione in riferimento al mezzo Tmax su cui viaggiavano e per il possesso della pistola, e resistenza a pubblico ufficiale, tutti reati aggravati dalla matrice camorristica. Per loro l’accusa di aver inscenato una stesa per vendicare l’omicidio di Vincenzo Costanzo, il 26enne giovane ras del Conocal ucciso durante i festeggiamenti per lo scudetto del Napoli.

In azione i poliziotti del commissariato San Giovanni-Barra che, durante il servizio di controllo del territorio, nel transitare in via Volta, avevano notato due scooter, ognuno con in sella due giovani, procedere a forte velocità. I conducenti dei due motoveicoli, alla vista della Volante, avevano accelerato la marcia nonostante i poliziotti avessero intimato l’alt. Ne nacque così un inseguimento conclusosi in via Argine con uno dei due giovani che aveva addirittura puntato la pistola contro gli agenti. Poliziotti che non si erano persi d’animo e che avevano poi bloccato uno dei due mezzi (l’altro motoveicolo era riuscito a far perdere le proprie tracce) in via Mario Palermo: uno dei due uomini aveva con sè una pistola calibro 7,65 priva di tappo rosso risultata rubata ad ottobre del 2022, mentre il conducente aveva tentato di fuggire a piedi venendo poi bloccato da uno degli agenti.

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I poliziotti avevano così accertato che i due, poco prima, avevano esploso alcuni colpi in piazzetta Volturno ma erano stati segnalati da un poliziotto libero dal servizio che aveva allertato la centrale operativa che aveva così dato il via all’azione dei colleghi. Il mezzo era condotto da Maranzino mentre la pistola era stata trovata in possesso di Nocerino (genero del boss Antonio D’Amico avendone sposato la sorella).

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