“Stadio Roma” è la ricerca chiave sin dalle prime ore di questa mattina. «La Roma non c’entra nulla con tutta questa vicenda. Sono 16 gli indagati, 6 di questi sono in carcere, 3 ai domiciliari. Il reato contestato è corruzione continua nel tempo e nello spazio del gruppo Parnasi. Corruzione sistemica. Il tutto nasce da indagine su Scarpellini. I privati sono la parte forte del versante della corruzione: è un fatto poco comune, perché quelli del versante pubblico sono ai domiciliari, quelli del versante privato sono in carcere. Le informazioni più importanti arrivano dalle intercettazioni ambientali di Parnasi. E poi da quelle telefoniche». Così il Procuratore Paolo Ielo sul terremoto giudiziario – l’ennesimo – che ha scosso la città di Roma e, per ovvi motivi, la As Roma. E’ una storia d’amore e passione quella tra la politica e l’imprenditoria romana. Di rimando, tra la classe dirigente capitolina e la mala. Il sottobosco nel quale cresce l’humus tossico è il futuro della Capitale. Un futuro che non è libero, lo dicono i tribunali. E difficilmente lo sarà, lo dice la storia.
Stadio Roma: l’appetito vien mangiando
Le indagini hanno certificato “un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di condotte corruttive e di una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione“. I nomi degli arrestati delineano un progetto a-politico che punta essenzialmente all’accaparramento di beni, attraverso contatti a 360 gradi. Una piovra tutta capitolina che allunga i tentacoli sugli appalti grossi, ma anche su quelli piccoli. Se c’è da stringere mani, poco importa che colore – politico – abbiano. Cantavano i Queen, “The show must go on”. O, volendo, “Stadio Roma must go on”. Tra gli altri, come riporta Sky Sport, “ci sono l’ex assessore regionale del Pd Michele Civita, ai domiciliari, e l’imprenditore e costruttore Luca Parnasi, figura centrale nella questione stadio, che ha comprato il terreno dove dovrebbe sorgere la nuova struttura. Ma anche cinque collaboratori di Parnasi: Luca Caporilli, Simone Contasta, Naboor Zaffiri, Gianluca Talone e Gianluca Mangosi. C’è anche il capogruppo del M5s in Campidoglio, Paolo Ferrara, oltre a Claudio Santini, Davide Bordoni, Daniele Leoni, Giampaolo Gola, Mauro Vaglio e Daniele Piva.
Il disegno criminale fatto di tangenti 2.0
Secondo i pm, il veleno della corruzione ha cominciato ad intossicare il sangue della Cosa Pubblica nel momento in cui, nel progetto, si è inserito l’avvocato Lanzalone. Una sorta di super consulente grillino. Da lì in poi, tutto si è sporcato irrimediabilmente. Fino alla bufera giudiziaria scatenatasi questa mattina. «La parte forte della corruzione è il versante privato. Ci sono contanti che girano e fatture inesistenti. C’è un nuovo tipo di tangente: l’assunzione di parenti o amici. La tangente è l’assunzione di un congiunto. A Civita è stata fatta la promessa di assunzione del figlio nel gruppo Parnasi, in una delle società del gruppo Palozzi. Bordoni ha ricevuto 25000 euro, Lanzaloni incarichi per un totale di 100 mila euro. Leoni ha ricevuto 1500 euro per una Fondazione, mentre a Ferrara è stata promessa una parte relativa al restyling del lungomare di Ostia. Il metodo corruttivo si basava su un forte investimento sui politici, in parte lecito e in parte illecito, quindi non sono tutti reati i finanziamenti fatti dal gruppo Parnasi. Si trattava di una corruzione sistemica, ma di basso livello». Così il pm Ielo. Ci perdono in molti: dalla Roma cittadina alla Roma calcistica.
