Oggi 6 settembre Tommaso Onofri avrebbe compiuto 18 anni: il bimbo che l’Italia ha imparato a conoscere da poche foto che lo ritraggono a 17 mesi di vita, nel 2006, è rimasto solo un volto per molti e per alcuni è, purtroppo, un ricordo di grandissimo dolore.
Il 2 marzo 2006 alcuni sconosciuti sono entrati nella casa in cui Tommaso viveva con la sua famiglia a Casalbaroncolo: hanno legato ed immobilizzato i suoi genitori ed il fratellino Sebastiano e lo hanno portato via, con l’intenzione di chiedere un riscatto. Non lo faranno mai: incapaci di gestire l’enorme crimine commesso, hanno ritenuto più semplice sbarazzarsi del piccolo, uccidendolo con brutalità e seppellendolo. Uno di loro, una volta confessato, avrebbe spiegato che Tommy è stato ucciso perché piangeva, e quel pianto disperato stava esasperando i suoi rapitori.
Il terribile omicidio del piccolo Tommaso Onofri è avvenuto ormai 16 anni fa: i suoi carnefici –Mario Alessi, Antonella Conserva e Salvatore Raimondi– sono stati condannati rispettivamente all’ergastolo, a 24 anni e 20. Di Tommy, oggi, rimane un ricordo indelebile: per sua madre, Paola Pellinghelli, vivere è diventato necessario per ricordare il figlio scomparso e riuscire ad occuparsi di chi è rimasto: Sebastiano, ormai adulto, che nel 2006 aveva 8 anni e fu spettatore di una tragedia familiare quasi impossibile da superare.
Il sequestro di Tommaso Onofri fu un piano pensato male -e portato avanti peggio- fin da subito. Quando i 3 rapitori entrarono a casa degli Onofri avevano l’intenzione di chiedere un riscatto di 5 milioni di euro per il piccolo, ma non c’era organizzazione nel sequestro, non conoscevano i problemi di salute di Tommaso (che doveva prendere il Tegretol, un farmaco, quotidianamente).
I 3 rapitori erano talmente poco esperti in quello che facevano che lasciarono delle impronte digitali sul posto -quelle di Salvatore Raimondi- che furono fondamentali per inchiodarli. La madre del piccolo, che era stata legata con poca perizia, si libera facilmente e nel giro di poco è fuori di casa, a cercare suo figlio e a chiedere aiuto chiamando la polizia. Parte una ricerca disperata da parte delle autorità, mentre si comincia ad indagare: ancora nessuno sa che le speranze si sono spente pochi minuti dopo la chiamata alla polizia quando Mario Alessi, incapace di gestire il pianto spaventato del piccolo Tommaso e sentendosi braccato dalle sirene delle volanti, ha deciso che bisognava sbarazzarsi del bambino.
Fu Raimondi a quel punto ad agire, prima strangolandolo e poi percuotendolo, fino ad ucciderlo.