Un uomo residente a Sondrio qualche mese fa ha trovato un’ingente quantità di denaro nella cassapanca della nonna. Circa 161 milioni di lire, ma la banca d’Italia non intende effettuare il cambio.
I risparmi di una vita trovati in una cassapanca
Il signor Lorenzo, originario di Roma, ma residente a Sondrio, impiegato precario in un call center qualche mese fa ha trovato in una cassapanca della nonna 161 milioni di lire in banconote di vario taglio. Felice della scoperta, si è recato presso la Banca d’Italia non intende cambiare i milioni di lire in migliaia di euro perchè sono passati più di dieci anni dall’entrata in circolazione dell’Euro nel nostro paese (era l’anno 2002). Ad oggi a detta della Banca centrale, la lira non ha più alcun valore.
L’intervento di Giustitalia per il cambio dei 161 milioni di lire
L’uomo ha inizialmente contattato la Banca d’Italia per chiedere informazioni per effettuare il cambio ma si è sentito rispondere non era più possibile. Quindi si è rivolto a Giustitalia, l’associazione che si occupa anche del rimborso di buoni postali e Titoli di Stato a livello nazionale ed internazionale e della conversione lire/euro . Il sondriese intende infatti ottenere la conversione ed è pronto a seguire il necessario iter legale. Secondo Giustitalia, infatti, anche se attualmente in Italia esiste una prescrizione ordinaria decennale per l’esercizio dei diritti di credito, prescrizione che peraltro non esiste in tutti gli altri paesi dell’Unione europea dove è ancora possibile “cambiare” in euro l’ex moneta nazionale, “è altrettanto vero che il termine iniziale dei dieci anni decorre da quando il soggetto può far valere il proprio diritto, quindi nel caso di specie dalla data di ritrovamento delle banconote, che risale solo a pochi giorni fa”.
Il caso di Lorenzo non è il solo
Come spiegano gli avvocati di Giustitalia che stanno seguendo la vicenda, Francesco Di Giovanni e Luigi De Rossi, quello del signor Lorenzo non è un caso isolato e la cifra ritrovata non è neppure tra le più alte: “Seguiamo tante battaglie. Riceviamo circa 30 richieste al giorno. Alcune somme sono molto ingenti, anche superiori a quella del signor Lorenzo. Il principio è che i risparmiatori non sono assolutamente tutelati dalle istituzioni. Questa situazione di vuoto normativo esiste solo in Italia. In tutti gli altri paesi dell’Unione europea, è possibile convertire denaro delle vecchie valute in qualunque momento, senza prescrizioni temporali”.
La Banca d’Italia dice no a tutti
Al momento in casi come questi esistono due filoni interpretativi. “Da una parte, come fa la Banca d’Italia, – raccontano gli avvocati – si fa riferimento alla prescrizione decennale che impedisce il cambio una volta trascorso questo tempo. E questo vale per qualunque titolo di credito: se il titolare è dormiente per dieci anni, perde il diritto di convertire la cifra in lire posseduta, nella valuta attuale. Dall’altra c’è il Codice civile, che all’articolo 2935 sancisce che la prescrizione decorre da quando un soggetto può far valere il suo diritto”.
In quest’ultimo caso, in pratica, una persona può chiedere di convertire il denaro ritrovato anche se sono trascorsi più di dieci anni, perché lo fa nel momento in cui li ha trovati. “La problematica – spiegano gli avvocati – è relativamente recente e l’ago della bilancia è proprio la decorrenza di questa prescrizione. Noi sosteniamo, in base al codice civile, che il diritto debba decorrere dal momento in cui il soggetto può farlo valere. Ad esempio dal momento del ritrovamento”.
I tempi di risoluzione non sono per niente brevi
Coloro che, come il signor Lorenzo, decidono di intraprendere una causa civile di solito lo fanno perché si tratta di somme importanti e quindi in qualche modo vale la pena tentare. Ma i tempi non sono brevi: “Una causa civile può durare anche due anni e al momento non c’è alcuna certezza perché non ci sono state né sentenze contro, né a favore”.