C’è un particolare inquietante nel piano di rapina progettato dagli uomini vicini al clan Licciardi: l’uso di divise delle forze dell’ordine per ingannare le vittime e penetrare nell’abitazione da svaligiare nell’area vesuviana, dove, grazie ad uno soffiata si era saputo che vi fossero migliaia e migliaia di euro in contanti.
È Luigi Esposito, intercettato il 17 maggio 2023, a raccontarlo a Salvatore Sapio, spiegando il livello di rischio dell’operazione organizzata insieme ad un gancio e ai suoi complici:“Andiamo vestiti da guardie… hai capito che prendiamo venti anni di carcere?”
Il travestimento non era un dettaglio scenico, ma parte strutturale del piano: spacciarsi per poliziotti o carabinieri per entrare nella casa indicata come deposito di una grande quantità di denaro. Una dimora, però, occupata da due famiglie, dunque un blitz che avrebbe richiesto immobilizzare più persone contemporaneamente.
Esposito non nasconde i timori, riportando anche il clima teso degli incontri avuti il giorno precedente con l’uomo che avrebbe dovuto fornirgli particolari sul colpo: “Mi hai fatto venire dieci volte qua… ma per che cosa? Che hai combinato? Altrimenti lasciamo stare, facciamo le cose nostre.”
Il piano prevedeva un vero e proprio assalto paramilitare: ingresso in casa, immobilizzazione dei presenti, sottrazione del denaro. E tutto mentre indossavano divise ufficiali, con il rischio di aggravanti pesantissime.
Il progetto criminale, emerso grazie alle intercettazioni dopo l’arresto di Paolo Abbatiello, mostra un modus operandi che avrebbe potuto trasformare una semplice rapina in un sequestro di persona plurimo, aggravato dal travestimento da forze dell’ordine.
