sabato, Luglio 26, 2025
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Usura ed estorsione per il clan Licciardi: nei guai anche la figlia ed il genero del defunto boss Gennaro “a’ scigna”

Un gruppo di incensurati, tre dei quali componenti diretti o indiretti della famiglia Licciardi tra cui la figlia del defunto boss Gennaro “a’ scigna”. Era questa la formazione che a vari livelli avrebbe messo sotto scacco due commercianti di carta di Secondigliano con tassi usurai molto alti.

Fino a quando le vittime hanno sporto denuncia ed è partita l’indagine della polizia, coordinata dalla Dda, culminata negli arresti di ieri mattina: 9 ordinanze di custodia cautelare, di cui 4 in carcere e 5 ai domiciliari. Ma solo a 3 degli indagati il gip contesta la modalità mafiosa: Rosaria Licciardi, il marito Mario Vittoriosi e il loro consuocero Alfredo Zona.

Nove persone arrestate per usura ad estorsione. L’attività investigativa degli agenti della Squadra Mobile e dei Commissariati Scampia e Secondigliano, trae origine dalla denuncia presentata lo scorso 3 giugno da due commercianti, gestori di una ditta per la vendita di articoli di carta, i quali hanno denunciato di aver richiesto, a partire dal giugno 2023, a causa delle difficoltà economiche relative alla gestione dell’attività, ingenti prestiti ad alcuni degli indagati, che avrebbero dovuto restituire con interessi usurari.

Non riuscendo nel tempo a far fronte a tali debiti, sono stati costretti a richiedere ulteriori prestiti con tassi sempre maggiori ad altri indagati, fino ad arrivare a rivolgersi a soggetti di elevata caratura criminale, appartenenti alla nota famiglia Licciardi.

Non riuscendo a versare le somme periodicamente richieste dai vari indagati, le due vittime si sono determinate a denunciare per porre fine alle condotte minatorie subite mediante continue vessazioni e minacce.
Le attività investigative, mediante le escussioni delle persone informate sui fatti, le individuazioni fotografiche, le analisi delle immagini e degli audio fornite dai denuncianti, nonché le analisi dei tabulati telefonici, hanno consentito di riscontrare le dichiarazioni delle vittime, permettendo di raccogliere elementi probatori a carico degli indagati.

Tra gli arrestati anche Rosaria Licciardi, figlia del capoclan Gennaro Licciardi, detto «a’ scigna» (la scimmia). Dopo essersi trovati in notevoli difficoltà a causa dei prestiti chiesti e dei tassi esorbitanti che avrebbero dovuto corrispondere agli esattori, si sono rivolti al clan Licciardi che invece ha rincarato la dose, con il chiaro obiettivo di acquisire le loro proprietà e riciclare fondi frutto di attività illecite. Secondo quanto emerso dalle ultime indagini della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea i clan con maggiore disponibilità di denaro liquido, come per esempio il clan Licciardi, stanno portando avanti questa attività proprio per acquisire imprese e negozi mettendo i proprietari in gravi difficoltà, soprattutto in condizione di non pagare i prestiti chiesti che poi alla fine si estinguono con la cessione dell’attività. E, infatti, le due vittime in questione si sono viste moltiplicare le quote da restituire fino all’inverosimile: infatti, nel giugno 2023, a fronte di un prestito da 15mila euro avrebbero dovuto restituirne 18mila ma già nel novembre dello stesso anno, a fronte di un prestito di 200mila euro (in quattro rate da 50mila euro) alcuni degli indagati avevano già chiesto, a titolo di interessi, ben 120mila euro. I destinarri degli arresti in carcere sono Antonio Donnarumma, Pasquale Casertano, Alfredo Zona e Mario Vittoriosi. Domiciliari invece per Massimo Donnarumma, Giovanni Ioime, Emaniele Flaminio, Alfredo Franco e Rosaria Licciardi per la quale il gip Maria Gabriella Iagulli ha ritenuto di escludere l’aggravante dell’agevolazione camorristica confermando però la modalità mafiosa dei reati contestati.

Redazione Internapoli
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