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venerdì, Marzo 29, 2024
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RIPERCORSA IN UN LIBRO LA STORIA DEI FRATI POVERELLI A SANT’ANTIMO

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C’è sempre stato un feeling spirituale e morale tra i cittadini di Sant’Antimo e la locale comunità dei frati francescani; fin dal loro primo insediamento in questo luogo, in un tempo imprecisato, presso la “piccola et incomoda habitatione dove si dice Santa Maria del Carmine”.
L’effettivo e stabile stanziamento dei frati francescani, con l’edificazione di un convento, fu possibile grazie alla donazione di immobili da parte di Francesco Revertera, feudatario della Terra di Sant’Antimo, nella prima metà del XVII secolo. I Revertera appartenevano ad una nobilissima famiglia catalana, e svolsero in Italia importanti incarichi per conto della Corona di Spagna. Fu Francesco, nonno del suddetto benefattore, ad acquistare il feudo di Sant’Antimo da Fabrizio Stendardo, nel 1566.
Da tutti gli autori che hanno scritto sul Convento di Santa Maria del Carmine, se ne fa risalire la fondazione al 1614, quando Padre Bonaventura da Teano, allora custode della Provincia Francescana Riformata, concluse con il duca Francesco (nipote) l’accordo per la fondazione del monastero, con annessa chiesa.
Queste notizie le ricaviamo dal volume “Origini e vicende del Convento di S. Maria del Carmine in Sant’Antimo”, scritto a quattro mani da Raffaele Flagiello e Maria Puca, apprezzati studiosi di storia e tradizioni locali. Il libro, stampato per i tipi della Lux Printing, in distribuzione gratuita, fa parte della collana di Studi Atellani del Comune di Sant’Antimo, uno tra i maggiori sponsor dell’iniziativa editoriale. Ma non il solo. Infatti, nel volume sono citati diversi cittadini privati che, a vario titolo, hanno contribuito alla sua realizzazione.
“Questa solidarietà sul piano economico tra Istituzione pubblica e privati – spiega nella presentazione del lavoro Luigi Ortaglio, ministro provinciale dell’Ordine francescano minore – conferma il legame di reciproca appartenenza sul piano morale e spirituale che intercorre tra il nostro sito francescano santantimese e la comunità civile”.
Un legame che si evince dalla storia. Il riferimento, in particolare, è alla promessa di sostegno economico che, all’epoca dei fatti, l’Università di Sant’Antimo aveva fatto ai frati per portare a compimento la chiesa e il convento. Purtroppo, le difficoltà finanziarie dell’ente rischiavano di vanificare l’impegno preso. Così, convocati in pubblica assise, i cittadini decisero che i fondi necessari si sarebbero reperiti dalla vendita del pane. Si deliberò di “extrahere (la somma) dal tornese per carlino che li panettieri pagano alli venditori del pane che giornalmente si vende”, affidando l’incarico in appalto con pubblico incanto, e dalla riscossione dell’aggio l’Università avrebbe fatto fronte alla promessa fatta ai frati.
Interessanti spunti che, certamente, solleciteranno il dibattito, in programma domani, 4 ottobre, alle ore 17,30, presso il Convento di Santa Maria del Carmine, in occasione della presentazione del volume di Flagiello e Puca. Ma non solo. La manifestazione servirà anche per raccogliere fondi per la realizzazione del progetto “Casa de Santa Clara” a Bebedouro, grosso centro della provincia di San Paolo del Brasile, dove da anni opera la custodia napoletana del Sacro Cuore di Gesu’ dell’Ordine dei Frati minori.
“La realizzazione della casa-famiglia Santa Clara – ha detto il Rettore, Nicola Di Domenico – ha lo scopo di tutelare ed assistere, dal punto di vista educativo e lavorativo, i bambini da zero a dodici anni, provenienti da famiglie disagiate e bisognose. A questo scopo, facciamo appello alla sensibilità della cittadinanza affinché contribuisca con un’offerta alla realizzazione del progetto”.
Ancora una volta, dunque, la comunità di Sant’Antimo avrà modo di dimostrare la propria disponibilità verso i frati poverelli.

Lina Maiello

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