Marano trema – I due ultimi omicidi lasciano intravedere inediti scenari: i capiclan sono al carcere duro, le nuove leve senza pietà.
La tregua ventennale spezzata con l’omicidio del genero del vecchio padrino Lorenzo Nuvoletta
MARANO – Frequenti contatti tra le squadre mobili di Napoli e Caserta, impegnate a far luce sugli omicidi di Giuseppe Gala e di Lello Lubrano, genero di Lorenzo Nuvoletta. Tutto fa supporre che la mala casertano sia estranea alla duplice esecuzione. Avrebbe però dato l’aasenso ad uccidere sul suo territorio, com’è d’obbligo nell’”alta camorra”. Le indagini degli investigatori sono concentrate sulla malavita di Marano, dove i rapporti tra le famiglie malavitose dei Polverino e dei Nuvoletta non sarebbero più buoni. Dopo una ventina d’anni, la tregua potrebbe essere cessata senza che i due capoclan Giuseppe Polverino e Ciro Nuvoletta potessero fare qualcosa per evitarlo, essendo entrambi detenuti.
“Radiomala” sostiene che un personaggio del calibro di Lello Lubrano, figlio di un “don” della vecchia camorra e genero di Lorenzo Nuvoletta, vecchio “uomo d’onore” tra i pochi napoletani ad ottenere la fiducia della mafia siciliana, non può essere stato assassinato senza il consenso dei vertici di più “famiglie”.
Una volta così era. Ora, con una camorra diversa, più spietata e poco rispettosa dei vecchi codici, tutto è possibile. Va detto che le indagini per quanto accaduto sono guidate personalmente da Franco Malvano, che fu commissario prefettizio in Marano proprio negli anni in cui ci fu un inizio di conflitto tra il giovane emergente Giuseppe Polverino e i giovani della famiglia dei Nuvoletta. Poi la decisa azione di Malvano , abile investigatore, sconsigliò ai due gruppi malavitosi di continuare ad inasprire quel conflitto. (…)
Gli ultimi eventi e il livello delle indagini sulla mala di Marano fanno ipotizzare che potrebbe essere riesploso dopo tanti anni un nuovo conflitto Polverino-Nuvoletta. (…)
Il motivo della vecchia lite fu la vendita del calcestruzzo, oggi potrebbe esserci la droga. C’è di che preoccuparsi.
Carlo Virno – CRONACHE di NAPOLI -17 novembre 2002
