Un lungo elenco di vessazioni, intimidazioni e soprusi. Un clima di paura sceso come una cappa su Bagnoli, Agnano e sugli altri qaurtieri dell’area flegrea soggiogati dal clan D’Ausilio specie nel periodo in cui Felice D’Ausilio si rese latitante. Il racket e il ‘sistema’ usato dagli uomini del clan è ricostruito nelle oltre trecento pagine dell’ordinanza di custodia cautelare che qualche mese fa ha inferto un duro colpo al gruppo fondato da Domenico D’Ausilio ‘Mimì ‘o sfregiat’. Tra i più vessati dal clan il titolare di un’officina a cui gli esattori oltre ai soldi portarono via anche dei motorini.
Il racconto del pentito Noto: chi erano gli esattori a Bagnoli
Il primo a parlare di questo episodio è stato il collaboratore di giustizia Gianluca Noto che in un verbale del settembre 2017 ha raccontato:«Sono a conoscenza di una precisa estorsione ai danni di questa persona avvenuta prima dell’arresto di D ‘Ausilio, De Falco e Albano. Ho saputo di quest’estorsione in un primo momento da Antonio D ‘Ausilio, che insieme a De Falco e Albano avevano estorto a questo riscuotendo una tangente di 1000, 1500 euro. Ogni volta che queste persone si recavano a riscuotere tangenti, si presentavano per conto di D ‘Ausilio Felice. Ho saputo poi, da Albano Vittorio ché insieme ai soldi pretendevano anche un TMax e un SII 300 ma (omissis) aveva preso tempo. Più volte i tre si erano presentati da questo per sollecitare la consegna delle moto. Se ricordo bene questo succedeva nel luglio. agosto del 2016. Nello stesso periodo mi venne a trovare il figlio di Quotidiano Pasquale che lavora in quella officina da anni lamentandosi delle pressioni continue ricevute dai tre, anche perché quell’atteggiamento era irrispettoso nei suoi confronti che anche se lontano da ambienti criminali era sempre il figlio di Quotidiano Pasquale. Questo mi confermò la richiesta estorsiva ricevuta da Antonio D ‘Ausilio».