Andranno a processo il 1 giugno i presunti aggressori i componenti della baby gang accusata di aver pestato a sangue nei pressi della stazione metro il giovane Gaetano di Melito. L’udienza è stata fissata davanti al tribunale dei Minorenni. Vengono tutti da Chiaiano, Piscinola e Marianella. Hanno tra i 14 e i 17 anni, uno addirittura meno di 14 dunque non imputabile. Giovani dal presente violento e dal futuro chissà dove. Per ora sono rinchiusi in una comunità e dovranno affrontare un processo. Nel collegio difensivo ci sono gli avvocati Anita Salzano, Luca Gili, Carmine Ippolito, Fulvia Guardascione, Antonella Regine, Francesca Caccavale e Giovanni Rendina.
I poliziotti della Questura di Napoli sono arrivati a loro grazie ad un lavoro certosino tra immagini della videosorveglianza e ricerca sui profili social dei ragazzi coinvolti. Sulle bacheche fb ci sono immagini e frasi inequivocabili. “Se non sai farti la galera allora vas a lavorare e non fare l’infame accusando gli altri”.
Un altro ragazzino sul suo profilo facebook ha decine di foto di pistole, droga e soldi e una con il sosia de attore di Gomorra che ha interpretato Sangue blu. “Se non potete uccidermi, allora dovete temermi”, c’e scritto invece sul profilo del capo della baby gang che ha dato il calcio allo stomaco di Gaetano spappolandogli la milza mentre gli altri lo prendevano a pugni.
Un altro pubblica una foto mentre conta soldi falsi, non mancano i riferimenti a Scarface. Ricorrono due parole sulle loro bacheche: “Bakeke e tumori”, quasi come un mantra. Due parole misteriose dietro le quali potrebbero nascondersi messaggi. ‘Bakeka’ è una sorta di slang, un invito a mettere mi piace sotto i loro post in cambio di un cuore o di una frase sotto la bacheca dell’altro contatto. ‘Tumore’ viene invece scritto più volte con il significato di ‘male’, ‘siamo il male’, un modo per intimorire gli altri e fare gruppo.