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sabato, Ottobre 12, 2024
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“Antonio Bardellino non è stato ucciso in Brasile”, si riapre l’inchiesta sul capo dei capi del clan dei Casalesi

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Un mistero che sembrava relegato negli archivi e adesso, invece, si riapre: Antonio Bardellino, padrino della camorra casertana, progenitore del clan dei Casalesi, legato a Cosa nostra siciliana, è davvero stato ammazzato alla fine di maggio del 1988 a Buzios, in Brasile, nello Stato di Rio de Janeiro, come ha raccontato il collaboratore di giustizia Carmine Schiavone e come ha sancito la sentenza del maxiprocesso Spartacus? Oppure è andata diversamente e il boss che tutti credevano morto è rimasto invece vivo e vegeto, dall’altra parte dell’Oceano, per molto tempo ancora?

A questi interrogativi vuole rispondere l’inchiesta del pool anticamorra di Napoli.

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Il cadavere di Antonio Bardellino, fondatore del Clan dei Casalesi, non fu mai trovato in Brasile dove era latitante: solo nel 2018 i famigliari chiesero alla giustizia di dichiararne la morte presunta, eppure il suo omicidio sarebbe datato nel 1988, l’anno in cui la storia giudiziaria ci dice essere stato ucciso da Mario Iovine, con l’appoggio degli eredi casalesi Francesco Schiavone e Vincenzo De Falco.

Ucciso in Brasile tra il 24 e il 26 maggio del 1988 per mano di Mario Iovine: è ciò che dicono di Antonio Bardellino i giudici di ‘Spartacus I’. Ma è una verità processuale, datata 2005, che non convince più la Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Intercettazioni, mail, testimonianze e fotografie raccolte negli ultimi anni da poliziotti, finanzieri e agenti della Dia, l’hanno spinta a ritenere che il mafioso, se non ancora in vita adesso, verosimilmente in Sudamerica, sia morto in un’epoca diversa rispetto a quella tracciata nella sentenza.

Le perquisizioni

È anche per cercare ulteriori elementi (e dare più forza a questa tesi) che, ieri mattina, il magistrato Rosa Volpe, coordinatrice della Dda partenopea, e il pubblico ministero Vincenzo Ranieri, titolare dell’inchiesta sulle recenti e presunte attività mafiose messe in atto dagli eredi di Bardellino, hanno dato mandato alla Dia di perquisire le abitazioni dei parenti del boss, ora residenti in Italia, e di vari personaggi che sarebbero potuti essere in contatto con lui.

La prova, come scrive Cronache di Napoli – sarebbe una foto che ritrae un uomo a mezzo busto, di un soggetto sconosciuto, trovata dalla Squadra mobile di Latina il 24 novembre 2011. I poliziotti la sequestrarono in occasione dell’arresto di Angelo Bardellino, figlio di Ernesto e nipote di Antonio. Su quell’immagine ha lavorato la polizia scientifica comparandola con la foto segnaletica del boss che sarebbe stato ucciso in Brasile. L’analisi svolta ha fatto esprimere agli esperti un giudizio di “compatibilità totale” tra l’immagine della persona “ignota” e quella di Bardellino. La comparazione ha fatto emergere anche che il soggetto sconosciuto ritratto nella foto sequestrata ha tra i 60 e i 70 anni. Cosa significa? Visto che, in base a quanto stabilito dalla Scientifica, quella persona va identificata proprio con Bardellino, il boss non può essere stato assassinato nel 1988, quando aveva 43 anni.

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