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giovedì, Maggio 16, 2024
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Assalto a ‘Cala la Pasta’, sconti in appello per la gang di Bosti junior

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Assalto al ristorante ‘Cala la Pasta’, raffica di sconti in appello per la gang guidata da Patrizio Bosti junior nipote del capoclan dell’Alleanza di Secondigliano. E’ questa la decisione della Corte d’Appello di Napoli (II sezione) che ha rideterminato la pena per il giovane rampollo in quattro anni a fronte dei sei anni stabiliti in primo grado con concessione dei domiciliari. Decisive le argomentazioni dei suoi legali, gli avvocati Domenico Dello Iacono e Elisabetta Valentino. Sconti anche per i complici di Bosti junior, Gennaro Vitone, Giorgio Marasco e Luigi Vitone, condannati rispettivamente a quattro anni il primo e quattro anni e otto mesi rispetto ai cinque anni e quattro mesi del primo grado.  L’Arancia Meccanica contro i titolari e clienti del ristorante inizia dopo che Vitone, con la sua moto, investe la fidanzata del titolare del ristorante. L’investitore, dopo essere scappato via a piedi, ritorna per riprendersi il mezzo insieme a una ‘paranza’ di decine di giovanissimi. E’ a quel punto che si vivono attimi di forte tensione e, soprattutto violenza, con i due titolari del ristorante colpiti a calci e pugni secondo l’accusa da Bosti junior, come riportato nel provvedimento. Oltre a loro ad avere la peggio due turisti che avevano cercato di fermare Vitone.

L’articolo precedente.«Te venimm a sparà», l’assalto a ‘Cala la Pasta’

Una volta arrivati all’esterno del locale i giovani, secondo l’accusa, avrebbero cercato di far leva sulla loro appartenenza al clan offrendo anche denaro in cambio del silenzio. Al rifiuto delle persone presenti nel locale ecco sarebbe scattata la violenza con Bosti e Marasco indicati come quelli più agguerriti spalleggiati dal 34enne Luigi Capuano (catturato qualche giorno fa da latitante) che iniziò, insieme ai due, a proferire minacce contro Raffaele Del Gaudio, titolare del ristorante:«Te venimm a sparà fino a casa toja, sappiamo dove abiti, non denunciare nulla che ti mettiamo na bomba sotto o locale e finisci di stare tranquillo». Le minacce non si esauriscono soltanto a Raffaele ma investono anche suo fratello Danilo:«Vai a cucinare, tu devi stare qua dentro e devi stare zitto, io mi sono fatto quindici anni di carcere e non ci metto nulla a chiudere il ristorante e a non farti aprire domani». Quelle minacce vennero pronunciate – sostiene il giudice per le indagini preliminari Leda Rossetti nell’ordinanza con la quale ha disposto le misure cautelari eseguite dalla squadra mobile partenopea – all’indirizzo del fratello del titolare perchè quest’ultimo stava riprendendo la scena con il suo cellulare. Bosti era accusato di avere aggredito un turista argentino intervenuto per impedire che la moto venisse portata via mentre Marasco, per la Procura, avrebbe minacciato lo stesso turista con un coltello.

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