Certamente avrete visto la fotografia delle quattro atlete sorridenti con indosso la divisa della Nazionale italiana. Una di loro, stende fiera il tricolore. Le altre, chiudono il cerchio magico della felicità. Per cosa? Per un trionfo da festeggiare, per una medaglia d’oro per la staffetta 4×400 ai Giochi del Mediterraneo di Tarragona. Le quattro ragazze, coi muscoli ancora doloranti ma anestetizzati dalla felicità e dall’orgoglio, ancora non sanno che stanno per diventare famose. O meglio, come si suol dire, virali. Nell’anno domini 2018, non ci sarebbero altri significati di cui disquisire, se non quelli legati al risultato sportivo. Una medaglia d’oro non è cosa per tutti. Solo che, per i tempi che corrono, la natura aurea della medaglia e il risultato sportivo di lustro, passano in secondo piano. A ben dire, aggiungeremmo. Le quattro atlete italiane, la squadra per la staffetta 4×400, hanno tutte origini non tricolore. I loro genitori vengono da altri paesi.
Una delle italiane medaglia d’oro è nata ad Aversa, da genitori sudanesi
Per fortuna, va detto. Hanno regalato al vecchio Stivale – talvolta bigotto – quattro campionesse da medaglia d’oro. Una di loro, ha catturato la nostra attenzione, al di là dei meriti sportivi. O meglio, sono proprio i suoi meriti sportivi ad aver dato lustro alla terra che le ha dato i natali. Raphaela Boaheng Lukudo, è nata, infatti, ad Aversa nel 1994. Giovanissima e già nell’Olimpo sportivo, tra i grandi della categoria. I genitori di Raphaela sono arrivati ad Aversa dal Sudan. Certo, negli anni 90 non c’erano politiche dal retrogusto fascista a chiudere i porti ai migranti in cerca d’aiuto. Aiuto che i Lukudo hanno trovato in Terra di Lavoro. Lo hanno trasformato in futuro, trasferendosi, poi, a Modena. Sudanese di origini, aversana di nascita, cresciuta nel modenese. Italiana. Campionessa. Vanto. Per il Sudan, per l’Italia, per Modena. E per Aversa. Non male per una giovane 24enne.