Viviana Pagliarone è stata accusata di essere la mandante dell’attentato dinamitardo che ha quasi ammazzato il suo ex marito, maggiore della guardia di finanza in servizio a Napoli. “È stata una separazione conflittuale, con conseguenti reciproche denunce. Lei cercava di impedirmi di vedere il bambino“, ha riferito la vittima agli inquirenti già all’indomani della grave intimidazione come riporta il Corriere della Sera.
Originaria di Roma, ma residente in provincia di Chieti, la donna esercita la professione di avvocato e risulta iscritta all’Ordine di Foggia. Proprio tramite un legale la 39enne sarebbe riuscita a entrare in contatto con Franco Di Pierno. L’uomo è stato individuato dai carabinieri di Napoli come l’esecutore materiale dell’attentato.
Proprio a Di Pierno risulta tra l’altro collegato il genero Giovanni Di Stefano, anch’egli arrestato nel blitz di ieri nella seconda tranche dell’inchiesta. Ciro Caliendo, è attualmente indagato a piede libero come colui che avrebbe realizzato l’ordigno e fornito il telecomando per far esploderlo.
Il blitz
Ieri nell’ambito di attività d’indagine coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli hanno dato esecuzione ad un’Ordinanza di Custodia Cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Napoli, nei confronti di 3 persone gravemente indiziati, a vario titolo, di fabbricazione di ordigno esplosivo e concorso in tentato omicidio pluriaggravato ai danni dell’Ufficiale Superiore della Guardia di Finanza, avvenuto a Bacoli, il 21 marzo 2023.
Dalle risultanze investigative, è emerso che l’autore materiale del delitto, già tratto in arresto il 16 ottobre 2023 dai militari del Nucleo Investigativo di Napoli, coordinati sempre dall’A.G. partenopea, a seguito di altro provvedimento restrittivo personale emesso dal GIP del capoluogo, abbia agito su mandato dell’ex compagna dell’Ufficiale, che a sua volta ha potuto contare sul contributo materiale di altri due soggetti per il confezionamento dell’ordigno artigianale, ma non improvvisato, adoperato per il grave attentato dinamitardo.