Inizierà il prossimo 27 novembre il processo che vede imputati Concetta Ferrari, Fabia D’Andrea e Antonio Rossi (figlio della Ferrari) coinvolti nell’inchiesta sui presunti casi di corruzione al Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
A deciderlo, oggi, è stato il gup di Napoli Enrico Campoli che ha disposto il giudizio davanti ai giudici della terza sezione penale del Tribunale di Napoli.
Corruzione all’interno del Ministero del Lavoro, rinviati a giudizio due dipendenti e un prof
Le donne sono entrambe pubblici ufficiali e nei loro confronti l’accusa (il pm di Napoli Henry John Woodcock) ipotizza, tra l’altro, il reato di corruzione continuata in concorso, commesso quando ricoprivano, rispettivamente, l’incarico di direttore generale per le Politiche Previdenziali e Assicurative del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (successivamente segretario generale dello stesso Dicastero) e vice capo di Gabinetto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Si sarebbero adoperate, in sostanza, secondo la Procura di Napoli, che ha diretto le indagini condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza, per fare avere al segretario generale del sindacato Cisal dell’epoca Francesco Cavallaro, il parere favorevole, già negato dal ministero, alla divisione del patronato Encal-Inpal in Encal-Cisal e Inpal conservando i vantaggi economici e patrimoniali che altrimenti sarebbero andati persi.
Un favore, secondo gli inquirenti, che avrebbe concesso Concetta Ferrari in cambio dell’assunzione del figlio, Antonio Rossi, come professore straordinario all’Università Telematica Pegaso (all’epoca dei fatti riconducibile a Danilo Iervolino, ex presidente della Salernitana Calcio), e Fabia D’Andrea per favorire le progressioni lavorative di due sue conoscenti all’interno dell’Inps e di un’associazione riconducibile allo stesso Cavallaro.
Nel primo procedimento giudiziario relativo alla vicenda sono imputati, sempre a Napoli, l’imprenditore Iervolino, Mario Miele (ex dirigente della Salernitana), Francesco Fimmanò (che avrebbe svolto il ruolo di mediatore), il sindacalista Francesco Cavallaro. Il processo è ormai alle battute finali, la sentenza dovrebbe giungere nella prossima udienza fissata per il 29 ottobre.