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giovedì, Aprile 25, 2024
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Cosimo Di Lauro, stamattina celebrati i funerali a Secondigliano: il rito in forma strettamente privata

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Si sono svolti questa mattina, poco dopo l’alba a Secondigliano, i funerali di Cosimo Di Lauro, il 49enne figlio del capoclan Paolo Di Lauro morto la settimana scorsa nel carcere di Opera. La cerimonia, in forma strettamente privata, ha visto la presenza di pochissime persone ma non dei fratelli in libertà del 49enne visti i loro trascorsi con la giustizia. Massimo riserbo da parte delle forze dell’ordine con la Questura impegnata in questi giorni a non far circolare notizie circa la data e l’ora in cui si sarebbero svolte le esequie.

Cosimo Di Lauro, arriva il risultato dell’autopsia: ”Nessun segno di violenza”

Ha confermato l’assenza di segni di violenza autoinflitta l’autopsia sul corpo di Cosimo Di Lauro, l’ex reggente dell’omonimo clan di camorra di Secondigliano morto la notte tra domenica e lunedì scorsi, all’età di 48 anni, nel carcere milanese di Opera, dov’era detenuto in regime di 41bis. Alle operazioni di riconoscimento ha preso parte il fratello Antonio che, secondo quanto si è appreso, è rimasto particolarmente colpito dalle condizioni in cui ha trovato il corpo. Lo stesso Antonio, assistito dall’avvocato Vittorio Giaquinto, ha chiesto che all’autopsia prendesse parte anche un consulente di parte. C’è ora attesa, da parte dei familiari, per gli esiti degli esami istologici e tossicologici.

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Assente. Con uno sguardo perso nel vuoto. Come se non gli importasse più nulla. Questa la ‘fotografia’ degli ultimi anni di vita di Cosimo Di Lauro, deceduto questa mattina a soli 49 anni nel carcere milanese di Opera. A raccontare alla redazione di Internapoli.it l’ultimo colloquio avuto con il primogenito del boss Paolo Di Lauro è Saverio Senese, storico difensore di ‘F1’. Il penalista ricorda l’ultimo incontro con Di Lauro:«Era il 2019 e ricordo che cercavo in tutti modi di farlo venire in udienza per rilasciare dichiarazioni. Ricordo che in quell’occasione mi inviò una lettera ma all’interno non vi era scritto nulla. Volevo aiutarlo e gli feci capire che con i suoi silenzi, la sua ‘assenza’ non mi permetteva di farlo. Ricordo quegli occhi, spenti, inespressivi, era trasandato, in pratica non sembrava più lui. Ad un certo punto ricordo che mentre parlavo mi guardò fisso negli occhi, si alzò e si voltò con uno scatto lasciando la sala colloqui. Rimasi di sasso». Un’immagine lontana anni luce dalla figura spavalda che quasi cercava l’obiettivo dei fotografi quando fu arrestato in un maxi blitz al rione dei fiori nel 2005.

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