Non nasconde la sua rabbia di uno dei tre truffatori arrestati a Napoli dai carabinieri, dopo essere stato scoperto dall’anziana vittima a cui aveva detto che il figlio era responsabile di un grave incidente stradale. Alla vittima, residente nel Napoletano, aveva telefonato singhiozzante e con la voce camuffata dicendo: “Mamma ho fatto un guaio… ho investito una signora, mannaggia“, prima di darle il numero di telefono dell’avvocato da chiamare subito.
“Deve pagare 15mila euro”
Il falso avvocato ha fatto credere alla signora che la vittima, una donna incinta di quattro mesi, aveva avuto ripercussioni sulla gravidanza e che il figlio, non avendole prestato soccorso rischiava l’arresto. Il finto avvocato aggiungeva però, di essere amico del magistrato che si stava occupando del caso, un’amicizia che avrebbe potuto evitare l’arresto grazie a una cauzione risarcitoria di quasi 15mila euro, Iva compresa, denaro che il finto figlio del finto avvocato sarebbe passato a ritirare.
“Devi morire”, il truffatore di Napoli insulta la vittima
La vittima, però, malgrado il palese stato di agitazione, comincia a nutrire dei dubbi e chiede una ricevuta, istanza che spinge il finto avvocato a minacciare l’interruzione della pratica. Così la donna con il truffatore ancora in linea si reca a prendere i soldi in un’altra stanza. A salvarla un inconveniente tecnico, la caduta della linea, che le consente di consultarsi nel frattempo con un conoscente il quale la mette in guardia. E quando il finto avvocato richiama lei gli chiede di darle la data di nascita del figlio, richiesta che scatena la reazione scomposta del truffatore: “Devi morire… devi morire”.
I nomi degli arrestati
Per individuare le loro vittime, i tre componenti la banda di truffatori effettuavano delle ricerche via web sulle “Pagine Bianche”. Gli arresti in carcere del gip di Napoli Giovanni Vinciguerra riguardano Paolo Del Giudice, 32 anni (il capo della banda e per l’occasione, “primo telefonista” e “secondo telefonista”); Mario Torre, 38 anni (“secondo telefonista” e coordinatore della fase finle delle truffe), e Antonio Grimaldi, 26 anni (colui che andava dalle vittime sotto mentite spoglie per ritirare denaro e monili).
Avrebbero agito dalla propria base operativa individuata in un appartamento utilizzato come call center a Ponticelli per un giro d’affari di quasi 100mila euro in contanti e diversi monili in oro e gioielli.