Michele Di Biase ‘Paparella’ fu il primo e maggiore sponsor del boom dell’hashish nell’area giuglianese. Nonostante il divieto di Feliciano Mallardo e di quelli della vecchia guardia. La guerra nacque dunque per un ordine non rispettato. Nonostante il boss avesse fiutato l’aria e messo nel mirino quelli delle palazzine. E’ questo uno dei particolari più interessanti che emerge nell’ultima ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei cosiddetti ‘scissionisti del clan Mallardo’. Fondamentali le conversazioni intercettate di Domenico Chiariello nelle quali si evince che Di Biase senior aveva corrisposto ad Aniello Di Biase e Giuseppe Mele la consistente somma di 100mila euro per consentire loro di avviare il traffico di sostanze stupefacenti.
Chiarificatore la conversazione tra Chiariello e Francesco Di Nardo:«Qualcosa di soldi in mano a qualcuno li ha dati. Il padre quando hanno cominciato con il fumo , me l’ha detto stesso lui, disse:”Io l’unica cosa che ho fatto, io ho cacciato centomila euro per far iniziare e guagliun». Fu questo l’inizio della fine. E della guerra. Lo strappo tra il gruppo storico e quello emergente delle Palazzine nacque dunque proprio a causa del mercato della droga. I ‘Paparella’ avrebbero dato vita ad un’attività di spaccio a Giugliano, da sempre vietata dai boss Francesco e Ciccio i quali hanno, nel corso del tempo, preferito ‘imborghesirsi’ investendo i capitali illeciti in attività nel settore economico. Michele e Aniello Di Biase riunirono attorno a sè gli scontenti del clan Mallardo, quelli che nel corso del tempo erano stati esclusi dalla storica famiglia criminale e giovani rampolli che si erano fatti le ossa tra furti e rapine. La sua alzata di testa, e quella del padre, non è stata presa di buon occhio dal gruppo storico dei Mallardo.
