La Vanella Grassi aveva in mano lo spaccio nel carcere di Secondigliano con i componenti dell’organizzazione che riuscivano a consegnare la droga grazie ai droni. Nei giprni scorsi si è conclusa l’udienza preliminare per i componenti del gruppo che hanno chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato. Gli arresti erano scattati lo scorso novembre quando gli uomini della squadra mobile arrestarono 12 persone che avrebbero introdotto nel carcere napoletano decine di microtelefoni, smartphone e innumerevoli dosi di hashish, marijuana e cocaina. Ricostruito anche il tariffario per la prestazione offerta ai detenuti: 300 euro per un cellulare senza connessione dati, 1.300 euro per un dispositivo di ultima generazione. I carichi venivano introdotti nel carcere di Secondigliano grazie ad alcuni droni che l’organizzazione aveva modificato in modo tale da aggirare i nuovi dispositivi anti-intrusione installati nel penitenziario. A capo del gruppo c’era Nico Grimaldi con l’aiuto della madre Rita Pitirollo e Addolorata De Falco, sua moglie. Facevano partire 4-5 voli di droni al giorno, ognuno veniva pagato 700 euro, almeno una volta a settimana. Questo è il business per i piloti dei dispositivi volatili con i quali la droga e i cellulari arrivavano nel carcere di Secondigliano. “Riuscivano a far entrare i telefonini e la droga grazie a droni potenziati per farli volare più in alto e scendere poi con una lenza da pesca per scendere nel cortile del carcere“, ha ricostruito il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri.