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giovedì, Aprile 25, 2024
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Duplice omicidio a Melito, chiesto l’ergastolo per due ras della Scissione

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Duplice omicidio interno agli Amato-Pagano, chiesta la conferma dell’ergastolo per due ras scissionisti, Francesco Paolo Russo detto ‘Cicciariello’ e Dario Amirante. Gli omicidi sono quelli di Antonio Ruggiero e Andrea Castiello. Il cadavere di Ruggiero non fu mai rinvenuto mentre Castiello rimase ucciso nell’azione di fuoco diretta all’eliminazione sua e di Castrese Ruggiero, nipote di Antonio Ruggiero, che invece era riuscito a sfuggire all’agguato. Era l’epoca della faida che oppose la fazione di Mariano Riccio, di stanza a Marano, a quella legata invece all’ala melitese del gruppo. In primo grado la terza sezione della Corte d’assise di Napoli aveva condannato all’ergastolo sia Russo che Amirante mentre Renato Napoleone aveva ottenuto una clamorosa assoluzione (leggi qui l’articolo). La Procura ha chiesto la conferma dell’ergastolo per Russo e Amirante. Lo riporta Il Roma.

La guerra interna agli Scissionisti: melitesi contro maranesi

Una guerra scatenatasi all’indomani della cattura di Mariano Riccio, sino a quel momento capo del clan. La difficile legittimazione del suo potere, atteso il sospetto di un forte nepotismo da parte di Cesare Pagano nella scelta del genero come capo, aveva spinto Riccio a far assumere ruoli di sempre maggiore importanza ai suoi fedelissimi, denominati “maranesi”, a scapito della vecchia guardia (gli affiliati denominati i “melitesi”), i quali hanno covato la rivincita e le mire di riconquista delle posizioni di vertice, obiettivi che ineluttabilmente dovevano condurre all’epurazione dei “maranesi” ed all’eliminazione fisica dei sodali più vicini al Riccio. Il movente di entrambi gli omicidi maturò nel contesto dello scontro strisciante tra le due fazioni (trasformatosi poi in faida interna), le cui ragioni di fondo sono rappresentate dalla contrapposizione tra i nuovi ed i vecchi affiliati. La caccia all’uomo si aprì immediatamente all’indomani dell’arresto di Riccio, con incursioni armate, azioni violente in pieno giorno nel centro di Melito e di Mugnano, unitamente all’organizzazione di vere e proprie trappole tese a tradimento in cui sono cadute le vittime degli omicidi ricostruiti nell’ordinanza cautelare.

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Le dichiarazioni del pentito Caiazza sulla guerra interna al gruppo di Melito

Il 29 luglio del 2016 il pentito Michele Caiazza raccontò ai pm antimafia ciò che sapeva del delitto: «Antonio Ruggiero ucciso da Francesco Paolo Russo, Angelo Gambino, Francesco Tubelli, Dario e Claudio Amirante. Ruggiero attirato in una trappola facendolo andare in un posto che non conosco, il corpo buttato non so dove». «Tubelli», ha messo a verbale il pentito, «mi ha detto di aver visto Ruggiero morto. Ma dopo l’omicidio si è impressionato che i suoi complici volessero ucciderlo, per cui è venuto da me, mio fratello Paolo e mio zio Pietro per chiedere aiuto. Ciò che temevano i suoi complici è che lui raccontasse del posto in cui avevano nascosto il corpo. Francesco Tubelli ci raccontò di essersi impressionato perché durante un incontro con loro, gli avevano fatto trovare un cappio di corda. Poi Tubelli ci disse che si sarebbe fatto arrestare con una pistola addosso».

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