La corte di appello di Firenze ha confermato nella sostanza la sentenza di primo grado di condanna per la donna di Prato che ebbe un figlio da un 13enne a cui dava lezioni private di inglese.
La condanna dell’insegnante ridotta di 15 giorni
La donna, oggi 34enne, condannata per atti sessuali e violenza sessuale per induzione su minore, oggi ha avuto solo una riduzione di pena di 15 giorni sui 6 anni e 6 mesi inflitti dal tribunale. Ciò riguardo a un’accusa di violazione di domicilio per una visita compiuta a casa del minore all’epoca dei fatti. La corte ha ribaltato la posizione del marito, assolto con formula piena, per essersi attribuito la paternità del neonato.
La vicenda emersa nel marzo 2019 dopo il racconto del ragazzo
Tutto era partito nel marzo 2019, dopo che il ragazzo aveva raccontato ai genitori della relazione con la sua insegnante. La donna, operatrice socio sanitaria, il pomeriggio impartiva lezioni private d’inglese al ragazzino, all’epoca dei fatti ancora 13enne. Ai genitori il ragazzo aveva anche rivelato di essere il padre del secondo bambino della donna.
La denuncia dei genitori e la scoperta della paternità con il test del dna
Dopo questa confessione i genitori hanno sporto denuncia, dando così avvio alle indagini che sono state portate avanti dalla Squadra mobile di Prato. Gli investigatori acquisirono informazioni, testimonianze, e soprattutto i telefoni della donna e del ragazzo, raccogliendo prove consistenti, come le chat trovate sui telefoni del ragazzo e della sua insegnante. Il test del dna infine ha confermato con certezza la paternità del neonato. La Procura di Prato nel marzo 2020 scorso chiese e ottenne l’arresto della donna ai domiciliari, conclusi nel febbraio scorso.